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sabato 28 ottobre 2023

Marginalismo e fondamento politico dello sfruttamento del lavoratore

 di Fabio Massimo Nicosia

Proviamo a porre in essere una simulazione, a partire dal far propria pienamente, a scopo euristico, strumento di ricerca di fatti ipotetici a scopo di chiarificazione, la teoria marginalista e austriaca del soggettivismo integrale dei valori, quale mezzo di determinazione dei prezzi di mercato, e quindi, in prima battuta, di astratta sovranità del consumatore; immaginiamo quindi di assumere che un prezzo sia tale perché i consumatori sono disponibili a spendere, per un certo prodotto, una determinata somma e non un’altra; anzitutto, ciò potrebbe valere, alla lettera, esclusivamente in caso di monopsonio, ossia in un mercato in cui sia presente un solo consumatore, dato che, in un mercato reale, in cui in effetti i consumatori sono molti, posto che i loro giudizi soggettivi sul valore assegnato ai beni, con conseguente disponibilità a spendere con riferimento a una determinata somma, e non a una superiore, dovremmo ritenere che i prezzi di mercato siano determinati dalla media dei giudizi soggettivi di valore dei diversi consumatori; già, quindi, questo concetto di media viene a intaccare il mito della soggettività integrale, dato che non abbiamo più un soggetto “sovrano” in carne e ossa, e quindi dotato di mente e capacità di giudizio, nella determinazione del prezzo, ma un soggetto inevitabilmente collettivo, la cui forza esclusivamente sarebbe in grado di determinare un dato prezzo, o, quantomeno, incidere con forza sulla sua quantificazione.

venerdì 27 ottobre 2023

A proposito della "definizione della definizione" di scienza

 di Fabio Massimo Nicosia

Montaigne propone un parallelismo tra legge scienza, nel senso che anche questa procede per finzioni legittime su ciò che sarebbe vero e ciò che sarebbe falso, e non è un caso che una così claudicante scienza sia divenuta oggi prepotente formula di legittimazione di un’autorità che già Bakunin aveva previsto come irresistibile e insindacabile, posto che, di fronte a uno “scienziato”, il quale si profonda in determinate iniziatiche asserzioni, il popolo, che lo fronteggia, non è in oggettiva condizione di eccepire alcunché, o almeno questo crede lo scienziato, stante il carattere fortemente arbitrario del suo operato, e che tuttavia viene oggi proposto come “certezza” e non come fonte di dubbio e libera ricerca in concorrenza; in effetti, nella vulgata dei mass-media e della pubblicistica minore, si è venuto via via sostituendo, negli ultimi tempi, il concetto di scienza genuino degli epistemologi, quello per cui la scienza non produce certezze, ma solo congetture quante siano le conferme che queste ottengano, con un concetto degenerato, e che però viene posto a fondamento delle scelte politiche e delle decisioni dei giudici, per il quale la scienza retrocede all’ipse dixit dell’autorità.