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mercoledì 17 maggio 2023

Stato di natura di Hobbes, dilemma del prigioniero, e il pasticciaccio brutto della panettiera che non consegna mai il sacchetto del pane alla massaia

 di Fabio Massimo Nicosia

Stando a Hobbes, si direbbe che la funzione fondamentale dello Stato sia di tutelare la proprietà privata e di impedire il comunismo naturale, sulla base di una descrizione catastrofica del comunismo stesso, come luogo disorganizzato della guerra di tutti contro tutti per l’accaparramento personale di quote a piacere delle risorse comuni, in una sorta di tragedy of commons, conseguente a una lettura estremamente pessimista del dilemma del prigioniero, per cui, dato un buffet, tutti si abbufferebbero, prelevando tartine in sovrabbondanza come nei film di Lino Banfi, senza mai curarsi delle esigenze in tartine degli altri: gli uomini sarebbero quindi incapaci di amministrare con la diligenza del buon padre di famiglia le risorse comuni, dato che il dilemma del prigioniero impedisce loro di accordarsi sul rispetto delle regole di retta ragione; il dilemma del prigioniero è quella particolare situazione, per la quale nessuno fa il primo passo nella direzione dell’adempimento, dato che teme così di consegnarsi al nemico (la controparte contrattuale sarebbe un nemico: è Hobbes, non Schmitt, a parlare), nel senso che l’altro incameri quanto conferito senza adempiere a propria volta: infatti, nello stato di natura, la panettiera non consegna mai il pacchetto del pane alla massaia, la quale a sua volta non consegna mai alla panettiera i cinque euro, dato che intanto sta aspettando la consegna, che non arriverà mai, del sacchetto del pane.

E tuttavia, per qualche strano miracolo non bene motivato nei presupposti dal filosofo, l’immanenza del dilemma del prigioniero non costituirebbe invece ostacolo a che tutte le parti, superando costi di transazione infiniti, si accordino a che sia costituita un’autorità loro superiore, in quanto unico modo perché titoli di proprietà e patti di mercato siano poi fatti rispettare, stante l’incapacità degli uomini di rispettarli spontaneamente, in quanto patologicamente soggiogati dal terrore irrazionale che, adempiendo per primi, l’altro sistematicamente non adempierà e ci lascerà di default in mano il classico pacco con il videoregistratore di cartone: come dire che noi contrattiamo sempre e solo con imbroglioni e treccartari; pare infatti che Hobbes abbia concepito la sua idea di stato di natura a seguito di un viaggio a Napoli: avendo egli contrattato con uno scugnizzo l’acquisto di un videoregistratore, ed essendosi trovato invece in mano, all’apertura del pacco, un parallelepipedo di legno e cartone, ne ricavò che gli uomini sono restii ad adempiere correttamente ai patti: da qui l'idea della necessità della costituzione di un Leviatano (peraltro affidata a un patto sempre con quegli scugnizzi)

E infatti tutti questi imbroglioni sarebbero poi talmente maturi e responsabili, da comprendere che la propria vita di imbrogli vada superata una volta per tutte e per sempre, e quindi talmente maturi e responsabili da comprendere quanto sia indispensabile per il loro bene accordarsi (nonostante il dilemma del prigioniero), rispettando poi l’accordo (sempre nonostante il dilemma del prigioniero), per la costituzione di un’autorità a tutti superiore, la quale sia poi in grado di fare rispettare i patti dalla propria situazione di supremazia; è possibile che le parti rispettino poi il patto di assoggettarsi all’autorità, una volta costituita, semplicemente perché all’istituzione dell’autorità si accompagna immediato e simultaneo l’insediamento della stessa in termini di effettività, e quindi in modo tale che l’autorità sia in grado di punire senza ritardo ogni defezione da parte dell’imbroglione irriducibilmente tale; tuttavia, resta insuperata la questione che soggetti, incapaci di rispettare banali patti di mercato, siano poi in grado di dare vita a un grande patto collettivo, che determini la loro subordinazione a un’autorità coercitiva, il che comporta da parte loro un livello elevato di razionalità, diciamo un’iper-razionalità, in un quadro in cui si era appena sottolineata la radicale irrazionalità dei soggetti stessi, visto che sarebbero incapaci di rispettare patti minimali, in quanto paralizzati dall’assurdo terrore che la controparte contrattuale non adempi mai per sistema per prima al patto stipulato: la coercizione troverebbe quindi legittimazione nell’incapacità degli uomini di darsi e rispettare regole, e però la coercizione stessa si fonderebbe sulla capacità contraddittoria degli uomini di darsi la ben più sottile meta-regola di costituire l’autorità, la quale imporrà poi loro il rispetto delle regole.

Non va sottovalutato il fatto che, essendo il Leviatano di Hobbes pur sempre il frutto di un patto tra imbroglioni, il Leviatano stesso sarà frutto di un pactum sceleris e inevitabilmente conserverà i segni di questa genesi di un patto tra illegali e irregolari, e quindi il Leviatano stesso, lo Stato, diventerà inevitabilmente la sede dove un novero ampio di quegli imbroglioni cercherà di effettuare scorrerie a rinforzo del proprio potere e del proprio, formalmente rinunciato, “diritto a tutto”, che lo stato di natura concedeva loro e che lo Stato, in teoria, ha loro negato, mentre nella pratica rischia di aver loro donato in guisa rafforzata, stante la concentrazione nel Leviatano stesso di un potere formidabile e irresistibile.

La nostra esperienza storica e politica ci offre un caso, che per certi versi appare limite e di scuola, vale a dire gli Stati Uniti d’America, i quali ci appassionano per le loro ricche e fertili contraddizioni, ivi compreso il fatto che l’uso della forza e della violenza sembra rappresentare un elemento costitutivo, legale e illegale, irrinunciabile di quella società, per cui di fatto vi convivono uno stato di natura sovente ricostruibile in termini hobbeseani, anche per l’uso diffuso che la cittadinanza fa del II emendamento sul diritto di portare armi, e però anche uno Stato formale ben poco leggero, quanto a eccessi polizieschi e a rigore retributivistico carcerario; sotto tale profilo, avere sovrapposto lo Stato a uno stato di natura non sembra avere eliso la violenza insita in questo, ma avere sovrapposto alla violenza di questo il contraltare della violenza dello Stato; gli USA hanno, per altri versi, tanti pregi, comunque tali caratteri meritano di essere sottolineati.

Stabilito in ogni caso che il genio di Hobbes partorisce un mostro, ma per la banale ragione che il grande filosofo non se la sente di affermare che l’autorità coercitiva si impone da sé e per forza propria, dato che si sente costretto ad affermarne un assurdo fondamento contrattuale -assurdo non in assoluto, ma in quanto rapportato alle premesse di Hobbes sull’irrazionalità degli uomini e sulla loro assoluta incapacità di dar vita a patti seri, in quanto eterni adolescenti, a quanto par di comprendere-, non sfuggirà che il punto focale di tutta questa vicenda è che stiamo associando l’istituzione di un sistema giuridico, incaricato di garantire rispetto e pace tra gli uomini, a un monopolio, il che non è così pacifico e scontato, come invece parrebbe dalle precedenti narrazioni e, in genere, dalle prospettazioni più classiche e tradizionali; d’altra parte, quanto deve essere esteso questo monopolio? Perché ai tempi di Hobbes erano chiari concetti come Francia, Spagna e altre delimitazioni territoriali; ma se monopolio ha da essere, se il monopolio è soluzione efficiente, perché non dare vita davvero a un monopolio e a renderlo mondiale? O forse ci sono delle controindicazioni troppo forti a questa iper-soluzione, tal per cui poi il concetto stesso del monopolio politico si viene a intaccare?

La nostra dimestichezza di moderni con il linguaggio dell’economia ci fa notare subito come noi qui si sia di fronte a un monopolio, mentre in epoche meno recenti erano meno avvezzi a questo tipo di discussioni, e quindi accettavano il carattere monopolistico del potere senza eccepire, in quanto fatto scontato, almeno in un’ottica monoteista -e infatti gli antichi greci, anche in ragione del loro politeismo, sperimentavano forme politico-giuridiche anche di tipo diverso-, che se è monopolista Dio sarà monopolista anche il suo rappresentante in Terra, o chi grosso modo può reputarsi tale o qualcosa del genere.

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