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domenica 5 marzo 2023

Discutendo su Tik Tok dell'esistenza di Dio

 di Fabio Massimo Nicosia

Pensavo a quelli su Tik Tok che discutono all'infinito su se esiste Dio, se uno che crede in Dio deve dimostrare che esiste, sull'onere della prova, etc.
Mi sto svincolando da questo genere di discorsi, che sono tutti profondamente fallaci.
E invero:

a) Si discute dell'esistenza di Dio, ma Dio non viene definito: quindi si sta discutendo dell'esistenza di che cosa, esattamente?

b) Si discute dell'esistenza di Dio, ma non viene definito nemmeno il concetto di "esistenza": quali sono i requisiti per poter dire che un ente "esiste"? E che cosa distingue un ente dal nulla? Ah, saperlo...

c) Il discorso sull'onere della prova viene così ad assumere profili grotteschi. L'ateo, rievocando Bertrand Russell in uno dei suoi momenti meno felici (di quando parla della teiera che gira per l'universo, come se il concetto di Dio fosse omologabile a una teiera, e quindi l'unico portato positivo in tal caso di Russell è di avere ispirato i Gong di David Allen con The Flying Teapot), afferma che l'onere della prova spetta al credente: e in che cosa consisterebbe mai questo onere della prova? Devo portare forse la fotografia di un vecchio con la barba nascosto tra le nuvole, o basta un video di un seme che diventa fiore?
d) Non è vero che chi nega non ha onere della prova, dato che negare è una forma dell'affermare: è una differenza solo formale, dato che io posso agevolmente volgere una negazione in affermazione, e allora far ricadere sull'ateo l'onere della prova; ad esempio, l'ateo che nega Dio sta "affermando" che esiste SOLO un mondo materiale che NON contempli Dio, quindi la negazione rimane, ma si accompagna a un'affermazione di delimitazione su ciò che esiste; salvo che, in tal modo, l'esistente viene fatto coincidere con una visione alquanto asfittica di ciò che è materiale, ossia un'idea di materia che non contempli anche l'elemento mentale a compenetrarlo, se Dio può essere considerato la quintessenza di quel momento mentale;
e) In realtà, non è definito nemmeno il concetto di "prova", come sa qualsiasi avvocato di provincia: bastano forse anche indizi concordanti?

f) In realtà, io ritengo che la scienza sia una branca della filosofia del linguaggio: non esiste osservazione o esperimento che abbia senso veruno in assenza di un'articolazione linguistica del senso di quelle operazioni materiali, che in sé restano prive di alcun senso e significato;

g) Ergo ancora, il mio onere della prova è soddisfatto interamente dalla mia capacità di argomentazione: a te spetta di argomentare a propria volta, cercando di confutarmi sul piano logico punto per punto. Non è che tu possa stare zitto, sol perché sostieni che l'onere della prova ricada su di me;

h) Pertanto, l'onere della prova così inteso ricade equamente sui due contendenti, viene tra loro ripartito, in guisa tale che un terzo possa confrontare i due argomentare e scegliere il più persuasivo.

i) Il punto è che qualsiasi concetto di Dio non rassomiglia per nulla al concetto di teiera, per cui lo statuto probatorio dei due enti è radicalmente diverso. Se Dio, come dice Aristotele, è un primo motore, la sua esistenza può essere ARGOMENTATA LOGICAMENTE come ha fatto TOMMASO con le 5 vie. Invece con una teiera non si può fare nulla di simile. Quindi Russell questa volta ha cannato di brutto.

A differenza dei sostenitori dell’Universo-Matrix, per il quale il mondo è puramente illusione virtuale, io credo che un nucleo duro del mondo esista oggettivamente, e posso argomentare perché: vale a dire che io so di esistere, dato che, se non esistessi, non sarei cosciente di provare dolore e piacere, come invece mi capita; ma allora ciò significa che la mia esistenza è oggettiva, e non frutto di un’autorizzazione costitutiva da parte del tuo elemento mentale; ma siccome io sono oggetto nel mondo, oltre che soggetto, ciò significa che anche tu esisti oggettivamente, e che non sei frutto di una mera autorizzazione costitutiva del mio elemento mentale: io esisto in quanto tu esisti, ed entrambi esistiamo in quanto effettivamente esista un mondo non-virtuale.

Tuttavia, ciò che esiste oggettivamente non è il mondo nella sua completezza, ma appunto solo il suo nucleo duro, dato che le attribuzioni poi di senso, riferite al mondo, sono rappresentate da emanazioni soggettive da parte di ognuno, emanazioni che poi si intersecano e concorrono alla costituzione composita, in quanto frutto della sommatoria e dell’interazione di infiniti atti soggettivi costituenti, del senso del mondo.

Senonché, posto che, dal punto di vista del soggetto -una volta ammessa la sua esistenza in quanto soggetto-oggetto e non mero soggetto-, un ente non si limita a essere, ma, attraverso le attribuzioni di senso soggettive, assurge anche a istituzione e valore, l’oggetto ontologico è sempre anche assiologico, sia al livello del suo essere oggetto, vale a dire oggettivamente essente, e quindi valore in quanto esiste, quindi valore a un livello supremo e però anche del tutto astratto; sia al livello del suo rappresentare frutto di una sommatoria infinite di autorizzazioni costitutive soggettive, consistenti nell’attribuzione nei suoi confronti di un senso -quindi di un’infinità di sensi soggettivi-, e quindi al valore oggettivo e supremo, astratto, coincidente con il fatto dell’esserci, corrisponde in aggiunta una pluralità infinita di valori soggettivi, che vengono impressi caoticamente all’ente in-quanto-oggetto da parte dei soggetti.

Tutto questo, se non dimostra l’esistenza vera e propria di Dio, tuttavia fornisce un potente argomento in favore di detta esistenza; e invero, se io, te e il mondo esistiamo, “siamo”, noi potremmo negare Dio solo ove noi fossimo in grado che noi, non solo esistiamo e siamo, ma rappresentiamo anche gli esseri più elevati che si possano concepire.

In altri termini, se a noi pare “strano” che Dio possa esistere, dobbiamo però anche ammettere che ci appare altresì sufficientemente “strano” anche il fatto che esistiamo noi e il mondo. Stranezza per stranezza, risulterebbe altresì stravagante la pretesa che, una volta posta la nostra esistenza, noi si sia anche gli esseri supremi dell’universo stesso: essendo questa solo un’ipotesi, non è consentito scartare l’altra ipotesi, ossia che sopra di noi vi sia dell’Altro.

D’altra parte, se poi noi fossimo davvero gli esseri supremi dell’universo, allora vorrebbe dire che siamo noi Dio.

Segue Flying Teapot dei Gong

https://www.youtube.com/watch?v=69FTdcpwpLw 

 

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