di Fabio Massimo Nicosia
Per Hegel, la vicenda umana sarebbe accompagnata da uno “Spirito”, che sarebbe rappresentativo del suo senso generale, senza che ciò comporti necessariamente esiti o intenti escatologici, quali quelli che vengono attribuiti al “materialismo storico” di Marx (espressione peraltro non sua), il quale pure all’evidenza era tributario dell’impostazione hegeliana, oltre che della sua matrice ebraica, dalla quale pur prese più volte le distanze, e quindi in ultima analisi messianica, salvo che in tal caso il Comunismo realizzato in Terra sarebbe il succedaneo dell’avvento del Messia in Terra.
Se proviamo a dare una nostra rapida definizione di
quello “Spirito della Storia”, vale a dire il principio dell’afairesi applicato
alle vicende umane materiali, e che pure sono inevitabilmente espressione della
loro componente ideale e mentale, anzi, ne sono immediata e genuina
espressione, una volta ammesso che il materiale incorpora e introietta il
mentale e non si contrappone a esso, dobbiamo partire escludendo, al di là
di alcune incomprensioni come quella ad esempio di Popper, che non si tratta di
un a priori, o di un’immanenza, rispetto al decorso della vicenda umana;
ma semmai di un suo prodotto, di un suo esito, di un suo a posteriori -proprio come il "mondo 3" popperiano!-, o
quantomeno di un ente che si viene costituendo in uno con quel decorso, mano
mano che dallo stesso sia possibile inferirne logicamente un qualche linguaggio
dotato di senso.
Si nega sovente che la Storia abbia un senso, ma
asserire ciò in termini assiomatici significa però anche assumersi la
responsabilità di affermare che l’agire umano, del singolo, e però allora anche
dell’insieme degli uomini, sia privo di alcun senso, il che non mi sento di
condividere. Si dirà piuttosto che questo senso non è univoco e inequivoco, ma
si tratta pur sempre di affermazione diversa dal dire che senso alcuno non v’è
e non si dà.
Lo Spirito, che accompagna la Storia degli uomini, può
allora intendersi quale sintesi descrittiva e dialettica del senso
dinamico e in divenire nel tempo della condotta individuale, composta, collettiva
e universale degli uomini, condotta che dà vita a un organismo dinamico,
dotato di un proprio sviluppo, il che non significa affatto che si debba
trattare di sviluppo unidirezionale, e che non si tratti di sviluppo
ricolmo di contraddizioni interne.
Se partiamo dal presupposto che ogni azione
individuale sia dotata di un senso, o che un senso sia rinvenibile e
ricostruibile, inferibile, dalla condotta stessa, possiamo ricavare altresì
che, in base ai principi dell’individualismo metodologico, anche il composto
di tali condotte individuali sia dotato di un qualche senso, non
necessariamente coerente nel suo complesso, e tuttavia, pur nella
contraddizione, un qualche senso è ricostruibile.
E allora, sempre in omaggio al principio dell’individualismo
metodologico, che faccio qui mio più che altro per comodità, non posso che
partire dalla distinzione da me proposta, distinzione puramente analitica, tra
individui dotati di inclinazione libertaria e individui dotati di inclinazione
autoritaria, per quanto poi nella realtà si conoscano soprattutto individui
dotati di inclinazione mista, alla quale distinzione va poi affiancata
quella, trasversale alle due categorie, tra ribelli e acquiescenti,
di tal che abbiamo il libertario ribelle e il libertario acquiescente, e così
anche l’autoritario ribelle e l’autoritario acquiescente, dando vita così a un
classico quadrante, in modo tale che ognuno si possa collocare, in base alle
proprie inclinazioni e ai propri caratteri, in un qualche punto del quadrante.
A questo punto, possiamo richiamare quel punto della
filosofia della storia di Hegel, nel quale il filosofo di Jena afferma che la
vicenda dello Spirito umano, nel suo sviluppo storico, è vicenda di progresso
di libertà, il senso dello sviluppo storico è rappresentato da un pur
contraddittorio inseguimento del principio di libertà, da declinarsi in una
qualche forma esteriore, che si invera in modi diversi nel tempo, e che per Hegel
trovano, paradossalmente, la massima espressione nello Stato, in quanto misura
della libertà possibile e della sua conciliazione auspicata con un principio di
ordine e di autorità.
E allora a questo punto viene abbastanza agevole, dal
punto di vista dell’approccio libertario, individuare una qualche “filosofia
della storia” nella perpetua lotta, al contrario, tra pulsione verso la
libertà, che si incarna in parte degli uomini, e pulsione verso l’autoritarismo,
che si incarna in altri tra gli uomini, i quali più degli altri si giova dell’acquiescenza
dei più, siano essi astrattamente dotati in maggior grado inclinazione
libertaria o autoritaria. Se questa è una chiave di lettura “sensata” della
vicenda storica, quindi chiave di lettura dialettica e non unidirezionale, essa
si esprime anche nell’antitesi del pari dialettica tra concorrenza e monopolio,
e però anche tra tendenze liberamente associative e comunitarie versus quelle
a imposizione unilaterale, fermo restando che possono esservi nella storia
momenti in cui è, in apparente paradosso, il libertario a rivendicare il
monopolio, sia pure in via eccezionale e transitoria.
Ma se la Storia è anche, o forse anzitutto, non tanto
conflitto materiale, ma piuttosto ideale, e quindi tra inclinazioni umane,
forse ancora di più che tra interessi immediati, o comunque in unione con essi,
ne deriva altresì che la Storia è storia di affinamento ideale, vale a
dire di perfezionamento delle idee, alla luce degli esperimenti effettuati,
sicché si impara dagli errori, o almeno imparano alcuni particolarmente attenti
a quello sviluppo ideale, di tal che l’obiettivo è che lo sviluppo e l’evoluzione
storica ci pongano in grado di elaborare idee di libertà sempre più precise
e perfette, ossia sempre più aderenti alle inclinazioni umane, in quanto
però queste siano intese come perfettibili e, comunque, migliorabili,
al fine di individuare le soluzioni migliori al problema dell’affermazione
della libertà, ciò però in modalità realistica rispetto alle effettive,
dialettiche e contraddittorie inclinazioni umane e commiste, di tal che il
meglio possibile risulti alfine davvero attingibile.
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