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lunedì 28 febbraio 2022

Appunti per una filosofia libertaria della Storia

di Fabio Massimo Nicosia 

Per Hegel, la vicenda umana sarebbe accompagnata da uno “Spirito”, che sarebbe rappresentativo del suo senso generale, senza che ciò comporti necessariamente esiti o intenti escatologici, quali quelli che vengono attribuiti al “materialismo storico” di Marx (espressione peraltro non sua), il quale pure all’evidenza era tributario dell’impostazione hegeliana, oltre che della sua matrice ebraica, dalla quale pur prese più volte le distanze, e quindi in ultima analisi messianica, salvo che in tal caso il Comunismo realizzato in Terra sarebbe il succedaneo dell’avvento del Messia in Terra.

Se proviamo a dare una nostra rapida definizione di quello “Spirito della Storia”, vale a dire il principio dell’afairesi applicato alle vicende umane materiali, e che pure sono inevitabilmente espressione della loro componente ideale e mentale, anzi, ne sono immediata e genuina espressione, una volta ammesso che il materiale incorpora e introietta il mentale e non si contrappone a esso, dobbiamo partire escludendo, al di là di alcune incomprensioni come quella ad esempio di Popper, che non si tratta di un a priori, o di un’immanenza, rispetto al decorso della vicenda umana; ma semmai di un suo prodotto, di un suo esito, di un suo a posteriori -proprio come il "mondo 3" popperiano!-, o quantomeno di un ente che si viene costituendo in uno con quel decorso, mano mano che dallo stesso sia possibile inferirne logicamente un qualche linguaggio dotato di senso.

Si nega sovente che la Storia abbia un senso, ma asserire ciò in termini assiomatici significa però anche assumersi la responsabilità di affermare che l’agire umano, del singolo, e però allora anche dell’insieme degli uomini, sia privo di alcun senso, il che non mi sento di condividere. Si dirà piuttosto che questo senso non è univoco e inequivoco, ma si tratta pur sempre di affermazione diversa dal dire che senso alcuno non v’è e non si dà.

Lo Spirito, che accompagna la Storia degli uomini, può allora intendersi quale sintesi descrittiva e dialettica del senso dinamico e in divenire nel tempo della condotta individuale, composta, collettiva e universale degli uomini, condotta che dà vita a un organismo dinamico, dotato di un proprio sviluppo, il che non significa affatto che si debba trattare di sviluppo unidirezionale, e che non si tratti di sviluppo ricolmo di contraddizioni interne.

Se partiamo dal presupposto che ogni azione individuale sia dotata di un senso, o che un senso sia rinvenibile e ricostruibile, inferibile, dalla condotta stessa, possiamo ricavare altresì che, in base ai principi dell’individualismo metodologico, anche il composto di tali condotte individuali sia dotato di un qualche senso, non necessariamente coerente nel suo complesso, e tuttavia, pur nella contraddizione, un qualche senso è ricostruibile.

E allora, sempre in omaggio al principio dell’individualismo metodologico, che faccio qui mio più che altro per comodità, non posso che partire dalla distinzione da me proposta, distinzione puramente analitica, tra individui dotati di inclinazione libertaria e individui dotati di inclinazione autoritaria, per quanto poi nella realtà si conoscano soprattutto individui dotati di inclinazione mista, alla quale distinzione va poi affiancata quella, trasversale alle due categorie, tra ribelli e acquiescenti, di tal che abbiamo il libertario ribelle e il libertario acquiescente, e così anche l’autoritario ribelle e l’autoritario acquiescente, dando vita così a un classico quadrante, in modo tale che ognuno si possa collocare, in base alle proprie inclinazioni e ai propri caratteri, in un qualche punto del quadrante.

A questo punto, possiamo richiamare quel punto della filosofia della storia di Hegel, nel quale il filosofo di Jena afferma che la vicenda dello Spirito umano, nel suo sviluppo storico, è vicenda di progresso di libertà, il senso dello sviluppo storico è rappresentato da un pur contraddittorio inseguimento del principio di libertà, da declinarsi in una qualche forma esteriore, che si invera in modi diversi nel tempo, e che per Hegel trovano, paradossalmente, la massima espressione nello Stato, in quanto misura della libertà possibile e della sua conciliazione auspicata con un principio di ordine e di autorità.

E allora a questo punto viene abbastanza agevole, dal punto di vista dell’approccio libertario, individuare una qualche “filosofia della storia” nella perpetua lotta, al contrario, tra pulsione verso la libertà, che si incarna in parte degli uomini, e pulsione verso l’autoritarismo, che si incarna in altri tra gli uomini, i quali più degli altri si giova dell’acquiescenza dei più, siano essi astrattamente dotati in maggior grado inclinazione libertaria o autoritaria. Se questa è una chiave di lettura “sensata” della vicenda storica, quindi chiave di lettura dialettica e non unidirezionale, essa si esprime anche nell’antitesi del pari dialettica tra concorrenza e monopolio, e però anche tra tendenze liberamente associative e comunitarie versus quelle a imposizione unilaterale, fermo restando che possono esservi nella storia momenti in cui è, in apparente paradosso, il libertario a rivendicare il monopolio, sia pure in via eccezionale e transitoria.

Ma se la Storia è anche, o forse anzitutto, non tanto conflitto materiale, ma piuttosto ideale, e quindi tra inclinazioni umane, forse ancora di più che tra interessi immediati, o comunque in unione con essi, ne deriva altresì che la Storia è storia di affinamento ideale, vale a dire di perfezionamento delle idee, alla luce degli esperimenti effettuati, sicché si impara dagli errori, o almeno imparano alcuni particolarmente attenti a quello sviluppo ideale, di tal che l’obiettivo è che lo sviluppo e l’evoluzione storica ci pongano in grado di elaborare idee di libertà sempre più precise e perfette, ossia sempre più aderenti alle inclinazioni umane, in quanto però queste siano intese come perfettibili e, comunque, migliorabili, al fine di individuare le soluzioni migliori al problema dell’affermazione della libertà, ciò però in modalità realistica rispetto alle effettive, dialettiche e contraddittorie inclinazioni umane e commiste, di tal che il meglio possibile risulti alfine davvero attingibile.

 

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