-->

sabato 12 novembre 2022

“Socialismo sentimentale” tra libertarismo e marxismo

 di Fabio Massimo Nicosia

 

Sono sempre stato restio, nei miei lavori, a utilizzare il termine “socialismo” per definire le mie proposte; anzi, credo di non averlo fatto mai, pur quando le proposte fossero particolarmente spinte, o pur quando citavo autori del mondo socialista, in particolare pre-marxiano o anarchico; e non l’ho fatto, sia perché considero il termine poco tecnico, sia perché per molti esso è evocativo di scenari illiberali, e non era mia intenzione aprire un fronte di polemica lessicale con questo tipo di lettori.

mercoledì 29 giugno 2022

Banda della Magliana, stato di natura hobbeseano, idiocrazia

 di Fabio Massimo Nicosia

Per Sorel in Marx emerge una figura di capitalista guerriero, conquistatore insaziabile -modello, gli Stati Uniti più che la vecchia Inghilterra-, ma è esattamente questa indomabilità del “capitano di industria” a consentire di essere fronteggiata da un proletariato virile, e non ammosciato dai riformisti e dai democratici, oltre che dai preti di ogni colore, in quello che Sorel definisce un “ideale di mediocrità conservatrice”, il quale conduce uno acto alla “rovina simultanea dello spirito capitalistico e dello spirito rivoluzionario”, e qui sembra di vedere echeggiato il migliore Gobetti, giacché qui non vediamo all’opera solo un fiacco “riformismo socialista”, ma altresì un non meno svirilizzato timore della borghesia, la quale viene quindi indotta a delle rinunce di potere fondate esclusivamente sulla paura, e sulla sollecitazione dei politici e dei sindacalisti a “cedere” alla più banali rivendicazioni operaie, di tal che il deputato riformista e il sindacalista possano pascere nella loro mediocre carriera di parassita. Marx, sottolinea Sorel, “supponeva che la borghesia non avesse bisogno di essere eccitata all’esercizio della propria forza”, ma non aveva fatto i conti con il fatto che la borghesia di fine ottocento e primo novecento, al contrario, avrebbe favorito per miopia l’approvazione di tutta una legislazione -ecco la sottovalutazione della politica da parte di Marx- che cerca di attenuare esattamente l’esercizio della forza da parte propria, sempre per timore e paura di qualcosa, in modo tale da minare la previsione marxiana che la rivoluzione sarebbe giunta a colpire al cuore il capitalismo mentre questo fosse ancora pienamente vitale.

Lo statuto del bene economico potenzialmente infinito nell'epoca della riproducibiltà tecnica dell'opera d'arte (e altre supercazzole)

di Fabio Massimo Nicosia

Così come nell’astratta concorrenza perfetta il profitto è pari a zero, nella fase suprema della concorrenza monetaria, non solo è zero il signoraggio, ma è la stessa moneta come concetto separato a estinguersi, dato che, con la digitalizzazione, nemmeno v’è ragione che sussista un “concetto monetario” separato da qualsiasi tipo di merce, servizio e bene in generale, ognuno potendo svolgere pari funzione, superandosi così concettualmente la distinzione stessa tra baratto e scambio monetario. Un passaggio intermedio in tale percorso può essere rappresentato dall’uso monetario dei “dati personali”, i quali rappresentano “libero conio” nel senso però anche di moneta infinitamente riproducibile, tant’è che non determinano rivalità nel consumo e nel possesso, e quindi più multinazionali o Stati possono detenere i tuoi “dati”, aventi valore economico, quindi siamo di fronte a un’ipotesi di “moneta condivisa” in quanto common immateriale e virtuale, attraverso la quale pagare alcuni servizi, ad esempio usufruire di Google o Facebook “senza (apparentemente) pagare”; d’altra parte, tu puoi usare a tua volta i tuoi dati per pagare un servizio infinite volte sempre con gli stessi dati, o dati che si rinnovano di continuo attraverso la navigazione: si noti che i dati sono forse l’unica moneta che nasce senza signoraggio incorporato, per quanto poi, nell’attuale sistema del capitalismo della sorveglianza, essi vengono appropriati dal capitalista, e quindi viene loro assegnato un valore di signoraggio, non da te che li hai “emessi”, ma dal capitalista -o dal sistema dello Stato-, il quale se ne appropria.

mercoledì 25 maggio 2022

Concorrenza perfetta, caccia alle lepri e valore-fatica risparmiata

di Fabio Massimo Nicosia

L’ideale di concorrenza perfetta, secondo Walras, consiste nella figura dell’imprenditore senza profitti e senza perdite, e quindi siamo di fronte a un ideale egualitario e “socialista”, salvo che qui l’errore non è di “scienza economica”, ma antropologico e sociologico, per la banale ragione che gli uomini sono diversi, e si differenzierebbero pure a perfetta parità di reddito, e quindi nemmeno la concorrenza perfetta invererebbe un ideale davvero “egualitario”, dato che le gerarchie sociali si riformerebbero per altre vie che non quella del reddito, ad esempio nella reputazione quanto a attitudine alla leadership naturale, intelligenza, cultura, coraggio, senso dell’onore e capacità di farsi rispettare, forza fisica, bellezza, seduzione erotica o fascinazione personale, e ogni altro profilo antropologico e sociologico si possa immaginare nella varietà delle conformazioni umane, che solo a volte ha a che fare con la dimensione del portafoglio;

lunedì 23 maggio 2022

Il modello idealtipico puro dello Stato fascista e l’ipotesi della sua estinzione su base economica

 

di Fabio Massimo Nicosia

Il Fascismo ha dovuto affrontare il problema di Otto Neurath, ossia ristrutturare la nave nel corso della navigazione in mare aperto, vale a dire darsi una teoria compiuta in corso d’opera, non sussistendo una dottrina fascista perfettamente definita vera e propria, che fosse davvero tale alle origini del movimento, anche per le esplicite proclamazioni di pragmatismo non ideologico di Mussolini (il che mi fa pensare all’analogo atteggiamento sempre mantenuto da Marco Pannella); questa è probabilmente la distinzione più netta tra marxismo e fascismo, dato che il marxismo, con Marx, Engels e tutti i seguaci di ogni sfumatura, pretesero di dare una sistematizzazione al pensiero “socialista”, che fino ad allora era stato pluralista, mentre per altri versi avvicina ciò il fascismo all’anarchismo, in quanto neanche questo possiede un “sistematizzatore” riconosciuto, ma una pluralità di voci anche dissonanti tra loro, per quanto attorno a un nucleo fondamentale, consistente nella contestazione dei fondamenti di legittimità dello Stato.

domenica 15 maggio 2022

Interesse collettivo, falsa negoziazione del contratto sociale e sacrificio dei migliori

 di Fabio Massimo Nicosia

Idealmente, nel gioco di una squadra, l’interesse individuale e quello collettivo della squadra combaciano perfettamente, dato che ideale sarebbe che ogni giocata individuale fosse la migliore possibile nell’interesse condiviso, e quindi anche nell’interesse di chi effettua la giocata; tuttavia, nel caso ad esempio in cui un buon giocatore giochi in una squadra scadente, egli può ben essere tentato da agire da free rider, e quindi mirare a porsi in luce individualmente con giocate personali, avendo egli stesso scarsa fiducia nei compagni, e quindi smarrendo, in quanto difficilmente perseguibile, l’interesse collettivo e condiviso (vincere), per perseguire deliberatamente esclusivamente il proprio. Di regola, tuttavia, in una squadra i giocatori hanno tutti lo stesso interesse, ossia che la squadra vinca, e quindi è fisiologico, almeno idealmente, che ognuno, perseguendo il proprio interesse, persegua quello collettivo, e viceversa, votandosi generosamente alla squadra, stia perseguendo l’interesse proprio: ma non mi stanco di sottolineare il fatto che tale coincidenza degli interessi, individuale e collettivo, consegue al carattere agonistico della vicenda, ossia al fatto di contrapporsi a un interesse egoistico-collettivo altrui, ossia dell’altra squadra.

venerdì 13 maggio 2022

Pluralismo dei valori, pensiero debole e Partito Libertario tra idiocrazia e morte della sinistra

di Fabio Massimo Nicosia

Dal punto di vista di un’impostazione libertaria, la coesistenza di sistemi di valori diversi e anche opposti è concepibile in quanto questi valori siano, come si suol dire, compossibili, diversamente si vengono a creare dei conflitti, la cui soluzione “libertaria” diventa molto difficile, dato che favorire un sistema di valori finisce con il far recedere l’altro, il che va a punto a minare quella compossibilità.
Per fare un caso limite, ammettiamo che esista in società una comunità sadiana, la quale ammetta l’omicidio libero e la tortura libera, che certo non può essere intesa come comunità compossibile con altre, le quali invece continuino a proibire l’omicidio e lo considerino tabù.

martedì 10 maggio 2022

I vizi genetici del pensiero "liberale"

 di Fabio Massimo Nicosia

I vari filoni del pensiero politico “liberale”, così come si è via via venuto conformando negli ultimi decenni, potremmo dire nell’ultimo secolo, ormai, hanno rappresentato un passo indietro rispetto alla ratio originaria dello stesso costituzionalismo originario, giacché in quell’impostazione si riteneva di potere costringere lo Stato al rispetto di determinati diritti fondamentali, senza che ciò, a ben vedere, comportasse un’aprioristica presa di posizione sulla “necessità” o “inevitabilità” del soggetto “Stato”, semplicemente ci si poneva l’obiettivo di costringerlo, non è chiaro esattamente come, entro certi limiti, attraverso i meccanismi noti come quelli tipici del governo della legge: 

lunedì 2 maggio 2022

Euro collettivista, svalutazione interna e disciplinamento autoritario dell’economia.

di Fabio Massimo Nicosia 

Immaginando l’euro come un cambio fisso, la moneta di partenza più debole viene irrigidita nel suo cambio con quella più forte. Ipotizzando che l’economia italiana sia più debole di quella tedesca, l’Italia avrebbe interesse, o ad abbassare i prezzi dei propri prodotti, o a svalutare la lira, al fine di incrementare il potere di acquisto delle monete più forti, e quindi favorire l’acquisto dei nostri prodotti da parte degli altri paesi, delle altre economie, rilanciando le esportazioni. Invece l’euro “cambio fisso” impedisce questo all’Italia, con la conseguenza che, per favorire le nostre esportazioni, è consentita solo la soluzione di abbassare i nostri prezzi. In questo modo, però, vengono a comprimersi le retribuzioni, e quindi il divieto di svalutazione della moneta rispetto all’esterno si trasforma in compressione interna dei salari, diminuendo il potere di acquisto non solo verso l’esterno, ma anche nell’economia interna. 

L’euro, in effetti, ha rappresentato una scelta politica e non “tecnica”, per la semplice ragione che grande parte degli economisti riconosce come l’eurozona non sia una Optimum Currency Area (OCA), con la conseguenza che l’euro cessa di essere una semplice “moneta”, per divenire un dispositivo di disciplinamento, sicché la moneta unica si rivela un gioco a somma zero, se tra i suoi partecipanti c’è chi vince e c’è chi perde, in conseguenza del fatto di avere adottato la medesima moneta; sicché ci troviamo di fronte a una tragedy of commons, ma di tipo verticale, il che consegue all’avere inteso una moneta come istituto di autorità e non di libertà, sempre nella logica del famoso “vincolo esterno”, il che sarebbe come imporre costumi patriarcali a una società matriarcale o viceversa, dato che non si intende che la moneta debba esprimere le specificità di un popolo, e quindi sia espressione della cultura di una società, ma debba imporre la cultura di un popolo a un altro, in nome di determinati obiettivi politici, che poi sono obiettivi di ceto e di classe, i quali prevalgono, paradossalmente, giovandosi di una struttura monetaria collettivista e non liberista, in quanto coercitivamente inclusiva di soggetti in condizioni diverse all’interno di un’unica struttura rigida e non flessibile (gioco a somma zero, tragedy of commons verticale).

Il concetto di OCA è stato introdotto dall’economista Robert Mundell con un saggio del 1961, con il quale si fissavano paletti precisi, nel determinare quando ci troviamo di fronte a un’area valutaria ottimale; posto infatti che un’unica moneta implica un’unica banca centrale, se non ci troviamo di fronte a un territorio sufficientemente omogeno dal punto di vista economico e produttivo, quella banca centrale potrebbe entrare in conflitto con se stessa nell’elaborare politiche adeguate; dato che in conflitto potrebbero risultare le politiche di lotta contro l’inflazione nei confronti di quelle volte a migliorare l’occupazione, se sono diverse le esigenze delle diverse regioni, nelle quali si suddivide l’area di riferimento; ragionando in termini invece di moneta come espressione spontanea di una cultura sociale, potrebbe benissimo accadere che un popolo preferisca privilegiare la lotta alla disoccupazione, a discapito della stabilità dei prezzi, e un altro popolo preferisca l’esatto opposto: invece, con l’euro, la preferenza del secondo popolo (diciamo la Germania o i nordici) viene imposta al primo popolo (poniamo Italia o Stati membri meridionali), dato che poi il Trattato di Funzionamento Europeo nemmeno indica tra gli obiettivi della BCE quello della piena occupazione, a differenza di quanto avviene invece ad esempio nello statuto della FED.

Inoltre, si introducono regole idonee a fotografare la situazione di alcuni Stati e non di altri -come imporre il diritto di famiglia cattolico a un paese islamico o viceversa-, ad esempio con regole sul debito caratterizzate in senso “statalista”, ovvero, forse meglio, statocentriche, dato che non guardano alle condizioni complessive dell’economia di un paese –men che meno alle persone reali-, ma solo alle condizioni del suo “Stato”. Ad esempio, viene spesso rilevato come l’Italia goda di un forte risparmio privato a fronte di un basso indebitamento (privato), ma tale circostanza –che pure viene talora presa in considerazione dalle stesse agenzie di rating- non rileva a fini di esenzione dalle procedure d’infrazione, mentre paesi come quelli nordici vengono favorite da regole, le quali ignorino il debito privato, dato che possiedono un alto debito privato, ma ciò non li sfavorisce in alcun modo, stante che l’ideologia neo-liberista incoraggia e non combatte l’indebitamento privato. Si è già sottolineato, a tale proposito, come una nazione potrebbe liberamente pensare di utilizzare il proprio Stato come una bad company, più di quanto già non sia, con l’indebitamento pubblico a fronte di una ricchezza privata, ma una simile sperimentazione –ad esempio, coniugare indebitamento con bassa tassazione- non è consentita dai parametri di Maastricht e dalla normazione attuativa, mentre un paese potrebbe avere un forte indebitamento privato e i conti dello Stato “in ordine”, senza che per questo si possa dire che le condizioni di quella nazione siano “migliori” dell’altra: questo è il senso di ritenere espressione di collettivismo e non di flessibilità o libertà un tale sistema di “regole”, quando le regole sono sempre opinabili, e non giustificano mai un simile feticismo nei loro confronti.

Si noti che, da deputato, l’economista liberista, allievo di Milton Friedman, Antonio Martino votò, in dissenso dal gruppo, contro l’introduzione del vincolo di pareggio di bilancio in Costituzione, motivando proprio sul fatto che esso avrebbe comportato maggiore tassazione. Il liberale medio sostiene però che il debito di oggi è tassazione futura, e per tale motivo finisce però con il preferire una tassazione certa oggi rispetto a una futura e incerta –tale perché non conosciamo il corso degli eventi sulle sorti dello stesso debito, che potrebbe venire ripudiato, ristrutturato o cancellato-, entrando in un chiaro loop, dato che considera irrazionalmente la tassazione certa immediata un meno peggio rispetto a quella eventuale futura; oltretutto in violazione del principio di preferenza temporale, per il quale è razionale preferire un danno futuro solo ipotetico –nel frattempo potrebbe avvenire qualche sorta di collasso - a un danno certo attuale. “Per pagare c’è sempre tempo” è un assioma della morale di senso comune, direbbe Sidgwick

Il fatto che l’euro sia ben più che una moneta, ma un fattore attivo di disciplinamento viene rivendicato esplicitamente da un esponente della scuola austriaca di economia, Huerta de Soto, il quale accosta il rigore dell’euro al meccanismo del gold standard, e accomuna tutti i critici in quanto demagoghi e scialacquatori; però se un libertarian sostiene l’euro esattamente per la sua capacità di vincolare e disciplinare, si fuoriesce secondo me dal pur ristretto ambito libertarian, per sposare a vele spiegate la dottrina neoliberal. Tuttavia, tra gli oppositori dell’euro troviamo non solo uno Stiglitz, ma persino, ante litteram, Hayek, il quale difese, come second best rispetto all’ipotesi di un libero mercato tra monete private, la concorrenza tra monete nazionali, a corso libero in ciascuno Stato, per evitare il concentrarsi di eccessivo potere nelle mani del banchiere centrale continentale.

Certo, gli oppositori “di sinistra” avanzano critiche diverse, soprattutto sottolineano come un sistema a cambi fissi, impedendo le svalutazioni competitive, dia poi vita alla ricordata svalutazione interna, vale a dire a una compressione dei salari e a una precarizzazione del lavoro, che finiscono per diventare l’unica via per poter “competere” tra economie nazionali così differenti, aventi però la moneta in comune. Si tratta del resto di un tracciato, che è stato formalizzato e istituzionalizzato dalla modifica, intervenuta nel 2011 ed entrata in vigore nel 2013, dell’art. 136 del Trattato, che ha istituito un meccanismo permanente di stabilità di governance dell’eurozona (European Stability Mechanism, ESM), in base al quale la concessione di qualsiasi assistenza finanziaria agli Stati sarà soggetta a una rigorosa condizionalità”. E tali “condizioni” comprendono l’impegno a contenere la spesa pensionistica, quella per la sanità e l’istruzione, ma anche indicazioni sulle modalità di incremento delle entrate attraverso programmi di privatizzazione nei settori dell’energia, delle telecomunicazioni, delle assicurazioni e dei servizi pubblici locali; e questo per non parlare degli interventi sul mercato del lavoro, rimuovendo gli ostacoli alla flessibilizzazione e alla precarizzazione. Alla categoria della “condizionalità” sono state ricondotte altresì le “lettere” inviate dalla BCE di Trichet, con controfirma dei governatori nazionali, , tra cui Mario Draghi, ai governi italiano e spagnolo nel 2011. Per quanto in particolare riguarda l’Italia, la BCE indicava quali misure strutturali antispeculazione l’Italia avrebbe dovuto adottare con urgenza, “per ristabilire la fiducia degli investitori”. Più precisamente, tra tali misure venivano indicate una maggiore concorrenza nei servizi locali, con “privatizzazioni su larga scala”, e professionali, “riformare ulteriormente il sistema di contrattazione salariale collettiva, permettendo accordi al livello d’impresa”, “revisione delle norme che regolano l’assunzione e il licenziamento dei dipendenti”, ottenere “un deficit migliore di quanto previsto fin qui nel 2011”, “un bilancio in pareggio nel 2013” e interventi vari sull’amministrazione pubblica; come si vede, le questioni di bilancio sono solo uno degli elementi di tale informale atto di supremazia, negli altri casi trattandosi di opzioni opinabili squisitamente politiche e discrezionali: in questo modo, il “vincolo esterno” diventava anche verticale.

In definitiva, proprio l’euro diventa un test all’acido del cosiddetto neo-liberismo, mostrando il carattere per nulla genuinamente “liberista” di questo filone di pensiero, e svelandone il carattere perfettamente autoritario.


mercoledì 20 aprile 2022

Verso la monarchia idraulica e il faraonato

 di Fabio Massimo Nicosia

Riassumo la mia analisi.

Quello che fu detto neoliberalism, dalle nostre parti noto confusamente come neo-liberismo, è evoluto da tempo in idiocrazia, vale a dire il crescente sforzo del grande privato di farsi Stato direttamente; ad esempio con l'uso gratuito del demanio dei cittadini, ovvero ancora mettendosi in competizione con lo Stato secondo il modello "Mafia" di Santi Romano come Facebook, costituitosi in "Stato digitale" vero e proprio, con propri governo popolo e territorio, con legislazione permanente (in violazione del codice del consumo), legibus solutus in quanto ignora le normative statali ed europee e fa di testa sua, sanziona di testa sua senza nemmeno un codice penale di riferimento, assente in effetti nelle condizioni d'uso e così via; ma anche, l'idiocrazia, stabilendo proprie policies unilateralmente imposte al cittadino-consumatore, che cessa di essere un "contraente", per divenire soggetto subordinato alle scelte di "impresa".

sabato 9 aprile 2022

Il caso Brozovic e la bolla dei fattoidi

 di Fabio Massimo Nicosia

In fondo, il rapporto tra lo scienziato e la realtà è analogo a quello del caricaturista o del cabarettista, i quali la deformano attraverso artifici comunicazionali a mero fine di intrattenimento, attraverso la continua produzione e riproduzione delle cosiddette bolle mediatiche, ricostruzioni appunto del tutto fantasiose di un mondo dei fatti che nessun giornalista davvero conosce, se non in minima parte e quella minima parte pressoché interamente, di solito, per sentito dire, per cui abbiamo assistito a scene di collegamenti video a redazioni, nel corso dei quali potevamo constatare che l’attività giornalistica di quegli impiegati di concetto era fare… ricerche su internet! 

giovedì 7 aprile 2022

Violenza, diritto e abuso del diritto

 di Fabio Massimo Nicosia

Il diritto è sempre una forza autorizzata, sottolinea Derrida, e allora resta sempre la domanda fondamentale “autorizzata da chi?”, e la risposta ovvia e banale non può che essere “dal soggetto più forte”, il quale quindi si auto-autorizza e si auto-legittima -oppure delega qualcuno a rappresentarlo, lo investe della propria auto-legittimazione- a esercitare la propria superiore forza, anche se poi ha bisogno di ammantare con svariate formule di legittimazione l’esercizio della forza stessa, per eludere l’impressione che si tratti di forza bruta, e non di forza istituzionale, tale in quanto formalmente finalizzata e funzionale al perseguimento di un qualche “bene”, che esso stesso soggetto forte ha stabilito, magari attraverso plurime negoziazioni con altri, essere tale, nonché meritevole di essere perseguito con la forza, stante la sua importanza in quanto “bene” da assicurare assolutamente e indefettibilmente.

domenica 3 aprile 2022

Imperialismo dell’economia, etica e dialettica dell’asso pigliatutto: l’Utility Monster.

 di Fabio Massimo Nicosia

È opportuno a questo punto tornare sul concetto di “economico”, al fine di comprendere quali siano i suoi ambiti di operatività, e se esso sia davvero così onnicomprensivo, come vorrebbero i fautori, peraltro ormai un po’ datati, dell’”imperialismo dell’economia”. Per altro verso, è anche possibile che un’accezione strettissima di economia, intesa come produzione e consumo di beni materiali, possa ancora essere accolta, riducendola a quanto riguardi la stretta sopravvivenza, dato che mangiare il pane non conosce sostituti, e quindi non posso appagarmi psichicamente -paradigma dell’economia “post-produttivistica”, soggettivistica e immateriale- se non a stomaco pieno.

sabato 2 aprile 2022

Erroneità dell’auro-moneta e baratto informatico

 di Fabio Massimo Nicosia

L’anarco-capitalista Murray Rothbard, fervido sostenitore della moneta aurea, sostiene al riguardo varie tesi a mio avviso errate e male argomentate, o comunque in modo per nulla persuasivo, e anche contraddittorio. Più in generale, si tratta di tesi conservatrici, inadeguate alle esigenze dell’economia in generale, ma di quella moderna e contemporanea in particolare, tanto più alla luce dello sviluppo tecnologico; in effetti, tali tesi non sono altro che una riproposizione aggiornata di quelle che potevano essere proposte da un Oresme nel XIII secolo, come se i criteri di valutazione di uno strumento potessero essere oggi identici a quelli di sette od otto secoli fa.

giovedì 31 marzo 2022

Legittimazione materialista e superamento della distinzione dall'idealismo: l’economia e il dominio nell’empirismo afairetico-costitutivo

 

di Fabio Massimo Nicosia

La mia proposta definitoria epistemologica, riferita a quello che chiamo empirismo afairetico-costitutivo, è stata illustrata in un mio precedente lavoro, Il valore della cosa – Conoscenza, individuo, autorealizzazione, uscito nel 2021, sicché rimando ampiamente a quella lettura, e cercherò di non ripetere quanto vi è contenuto -ad esempio che, quando parlo di empirismo afairetico (costitutivo), intendo che l’elemento induttivo ascendente e quello deduttivo discendente debbano coesistere paritariamente, senza che si possa pensare che il primo possa fare a meno del secondo, dovendosi invece incrociarsi l’uno con l’altro, combinandosi inscindibili nell’uomo sensi e cultura-, ma semmai di aggiungere, ove possibile, nuovi e ulteriori elementi, a partire dalla questione della dialettica tra approccio materialistico e approccio idealistico, contrapposizione che è mio intento superare, in quanto non ritengo che ci si possa accostare in alcun modo ai dati di materia, ignorando al contempo tutto quanto di ideale, mentale, funzionale, spirituale, universale e sussuntoreo si possa ravvisare in un dato elemento supposto “materiale”.

martedì 29 marzo 2022

Sui presupposti anarco-individualisti del Geo-comunismo

 di Fabio Massimo Nicosia

Secondo la filosofia morale moderna, non esiste obbligo di obbedire ai comandi altrui, al di fuori di una convenzione condivisa che lo preveda, e che funzioni quindi da autorizzazione a emettere il comando, con la conseguenza che un comando così conformato non è poi davvero tale, ma solo un’indicazione ad attenersi al già convenuto, almeno sotto il profilo procedurale quanto alle determinazioni da assumere, sicché in un caso come questo la procedura convenuta funziona come un’attribuzione condivisa di competenza

domenica 20 marzo 2022

Diventare proprietario di un immobile, pagando solo il costo della chiave: a proposito dell'inefficienza dei brevetti

 di Fabio Massimo Nicosia

Attorno al tema della forza monopolistica, si pone il tema della concorrenza monopolistica nell’ambito dell’immateriale, giacché sussistono ovviamente le forme dell’appropriazione dell’immateriale, e si tratta di forme artificiose, stante che l’immateriale è per natura della cosa soggetta al regime comunista, e posto che comunque la natura della cosa può essere modificata con la tecnologia, consentendo appunto l’appropriazione di ciò che, “per natura”, sarebbe comune, e ciò avviene fisicizzando i supporti, di tal che impadronirsi del supporto significa e comporta l’impadronirsi della res, pur questa essendo incorporale, il che equivarrebbe a divenire proprietario di un immobile o di un’automobile, pagando solo il costo delle chiavi, la sineddoche della parte per il tutto e della golden share, ovvero del “pacchetto di controllo”, per il quale, impadronendoti di un minuto ritaglio di carta, o magari di una mail, tu diventi soggetto dominante di una multinazionale, o della vita di una persona, se quel pezzetto di carta è un’ipoteca, reale e/o metaforica, sui suoi beni vitali.

Facebook come “Stato digitale”: abuso di posizione dominante e tutela del consumatore.

 di Fabio Massimo Nicosia


Parto subito dal punto di arrivo, mettendo le carte in tavola: Facebook è uno Stato vero e proprio e non solo simbolicamente o per espressione enfatica; e si tratta in particolare di uno Stato a) autoritario; b) totalitario; c) antidemocratico; d) centralista.

martedì 15 marzo 2022

Formule di legittimazione, oggi: considerazioni generali

 di Fabio Massimo Nicosia

   Se  Se quella che precede può apparire una fotografia pessimistica dell’attuale mondo cosiddetto “evoluto” -in attesa del trionfo dell’intelligenza artificiale e del sorgere dei nuovi problemi a essa connessi-, nella fotografia stessa si staglia comunque un elemento universale, ossia che tutto ciò -o altro di corrispondente in altre epoche, passate o future- richiede che il sistema sia dotato di idonee formule di legittimazione, altrimenti il meccanismo descritto si verrebbe a inceppare, dato che il sistema richiede che tu ti sottometta ogni ora della tua giornata, ma sempre nutrito del convincimento che l’atto di adesione-sottomissione sia legittimo e non abusivo, realizzando la contraddizione, per la quale è poi la formula di legittimazione a essere abusiva, in quanto data come pre-supposta, e in quindi, dal punto di vista della logica del sistema, non suscettibile di essere rimessa in discussione dal mero “aderente”, ma solo da parte di chi la pone, riformandola o revisionandola alla bisogna, ferma restando la finalità ultima, ossia di perseverare nell’acquisire “adesioni” e nel prevenire o limitare le contestazioni; quantomeno, fin quando queste non si facciano “rivoluzione”, e quindi propongano o impongano nuove formule di legittimazione, a loro volta inevitabilmente abusive e “illecite”, giacché si ripropongono comunque di imporre qualche cosa a me, e ciò in perpetuo, sino a quando non sopraggiunga una qualche forma di collasso finale.

lunedì 14 marzo 2022

Abusive legittimità e liceità reale dell’illecito

di Fabio Massimo Nicosia

I filosofi da sempre si interrogano sul fatto se esista e, in tal caso, quale sia il “primo principio”, da porre come presupposto di qualsiasi ulteriore indagine filosofica e scientifica, e quindi però anche di regolazione del vivere associato, se la filosofia è immancabilmente, oltre che teologia mascherata, anche filosofia del diritto e della politica, altrimenti si tratta di parole vacue, in quanto non applicabili al vivere reale, che è inevitabilmente, piaccia o non piaccia, vivere intersoggettivo.

venerdì 11 marzo 2022

Il diritto umano come autotutela - Disobbedienza e nullità della legge

 di Fabio Massimo Nicosia

1. Premessa. La recente vicenda del consigliere comunale di Trieste Ugo Rossi propone numerose nuove questioni di rilievo al giurista di notevole significato tecnico e politico. In effetti, nel momento in cui il consigliere viene imputato di resistenza a pubblico ufficiale proprio mentre sta inscenando una protesta non violenta, rivolta nei confronti di una legge ritenuta non solo ingiusta, ma tecnicamente illegittima, anzi, come vedremo, molto probabilmente addirittura nulla, o comunque tale da lui considerata, impone una revisione complessiva dell'intera problematica, tanto con riferimento al tema della imperatività della legge, sia in generale, sia con particolare riferimento al caso della sua invalidità, quanto all'inquadramento della questione della disobbedienza civile nel nostro ordinamento costituzionale.

martedì 8 marzo 2022

Diritto, addio

di Fabio Massimo Nicosia
Nel mio libro Beati possidentes, uscito nel 2004 e scritto nel 2001, sostenni che il linguaggio giuridico era semplice linguaggio naturale comune che incontrava via via tecnicizzazione, salvo poi constatare il fenomeno inverso, per cui il termine tecnico entra nell'uso normale del linguaggio comune (contratto, assicurazione, etc.).

martedì 1 marzo 2022

Res nullius e primo occupante

di Fabio Massimo Nicosia

L’idea che la proprietà del suolo vada assegnata al primo occupante presuppone un’opzione preliminare nel senso che la terra, originariamente, sarebbe res nullius, viceversa tutti i problemi che si evidenziano non si porrebbero ove la terra fosse considerata res communis, dato che primo o secondo occupante che sia graverebbe su di lui comunque un onere di compensazione a vantaggio dei “comunisti”, mentre la tesi della res nullius non comporta tale implicazione, e quindi deve fare i conti con ben altre difficoltà.

lunedì 28 febbraio 2022

Appunti per una filosofia libertaria della Storia

di Fabio Massimo Nicosia 

Per Hegel, la vicenda umana sarebbe accompagnata da uno “Spirito”, che sarebbe rappresentativo del suo senso generale, senza che ciò comporti necessariamente esiti o intenti escatologici, quali quelli che vengono attribuiti al “materialismo storico” di Marx (espressione peraltro non sua), il quale pure all’evidenza era tributario dell’impostazione hegeliana, oltre che della sua matrice ebraica, dalla quale pur prese più volte le distanze, e quindi in ultima analisi messianica, salvo che in tal caso il Comunismo realizzato in Terra sarebbe il succedaneo dell’avvento del Messia in Terra.

mercoledì 23 febbraio 2022

Alcuni spunti sui rapporti tra economico, etico e uso della forza

 di Fabio Massimo Nicosia

Se l’economico si fonda sul considerare giusto ciò che conviene, mentre l’etico indica come conveniente ciò che sia giusto, la confluenza dei due fattori o approcci avviene in nome di una superiore razionalità cooperativa, per la quale ciò che è giusto diventa anche conveniente economicamente, dato che le massimizzazioni meramente egoistiche e defettive finiscono con l’apparire, nel giudizio previsionale, come autolesionistiche e autodistruttive, sicché l’egoismo intelligente del momento economico confluisce con la necessità della considerazione dell’altro in quanto investimento a lungo o medio termine, e quindi vantaggiosa anche in senso stretto economico.

lunedì 21 febbraio 2022

L'afairesi monetaria tra monopolio e libero conio

 di Fabio Massimo Nicosia

Il discorso sull’afairesi nell’economia e del valore va iniziato affrontando il tema monetario in alcuni suoi presupposti filosofici. Andrà sottolineato come una teoria immaterialistica del valore della moneta, quale quella propugnata da Auriti, che di per sé già è “intersoggettiva”, conduca de plano al libero conio, al di là delle intenzioni dell’autore, nel momento in cui il valore monetario è oggetto di un giudizio soggettivo di valore, e ancor più nel momento in cui la reputazione personale divenga oggetto di giudizio di valore, al di fuori di qualsiasi elemento fisico o materiale, salvo ipotizzare che a ogni giudizio reputazionale debba o possa accompagnarsi una qualche sorta di servizio assicurativo da parte di terzi in ordine agli effettivi livelli reputazionali socialmente riscontrati.

giovedì 3 febbraio 2022

Quando i radicali sono diventati stupidi?

 Intervento al Comitato Nazionale di Radicali Italiani di Fabio Massimo Nicosia


Premetto che qui il termine "radicali" non si riferisce tanto ai famosi "soggetti radicali", ma a un concetto più ampio, diciamo tutti quelli che spesso chiamo liberaloidi, radicaloidi, ma anche tutto il mondo che si costituì intorno a Renzi a suo tempo, e allora aggiungiamoci anche Calenda, che poi alla fine quanto dico vale soprattutto per il mondo o mondino che gravita attorno a +Europa, e quindi però di conseguenza anche a Radicali Italiani, fermo restando che +Europa resta il maggiore imputato, nell'ambito della mia polemica sui "semicolti".

martedì 1 febbraio 2022

Considerazioni su Marx e lo Stato

di Fabio Massimo Nicosia 

Quanto Marx espone ne Il diciotto brumaio di Luigi Bonaparte con riferimento alle vicende storiche, che hanno condotto alla formazione progressiva dello Stato, a partire dal medioevo fino ad arrivare all’avvento e all’affermarsi di Napoleone Bonaparte, mira a evidenziare con nettezza una continuità concettuale tra l’idea di proprietà privata e l’istituzione statuale. Anzi, più propriamente tra lo stesso concetto aziendalistico, già allora, e quello statale, evidenziando le analogie sotto il profilo dell’accentramento organizzativo, parlando di lavoro diviso e centralizzato nello Stato “come in un’officina”.

sabato 22 gennaio 2022

MANIFESTO PER UNA RINASCITA RADICALE

 

Il 5 febbraio 2022 si terrà a Roma la seconda Assemblea Aperta del Partito Libertario, nel corso della quale si terrà il dibattito relativo alla partecipazione, che si auspica vittoriosa, dei libertari al Congresso di Radicali Italiani del 25-27 febbraio p.v.

In vista di tale Assemblea, il Presidente del Partito Libertario Fabio Massimo Nicosia ha predisposto il testo del seguente Manifesto.

*****