di Fabio Massimo Nicosia
Uno dei vari motivi che mi ha allontanato dal mondo liberale, liberista, libertarian, anarco-capitalista, è che questi compagni che sbagliano continuano a ripetere concetti economici elaborati fino a un secolo fa (da Lionell Robbins e Ludwig von Mises), che peraltro risalgono quantomeno a Hobbes, che fondava sulla scarsità delle risorse e sulla dura contesa per la loro appropriazione la necessità del Leviatano, e validi forse fino a qualche decennio fa, ossia che nel mercato si farebbe questione di "risorse scarse".
Ora, se in effetti il numero dei frullatori e delle corde per tapparelle può essere "limitato" (non "scarso"), il numero dei dati personali, dei file dei computer, e tutto quanto concerne il mondo del virtuale e dell'immateriale, è invece INFINITO.
Ora, una volta che si sia entrati nell'economia dell'immateriale e del virtuale, le cui risorse sono appunto infinite, cambiano totalmente i paradigmi della teoria economica, che deve subire la metamorfosi di una teoria, fondata sul concetto si scarsità, che deve evolversi in una teoria fondata sul concetto di infinito.
La prima conseguenza che mi viene in mente riguarda la questione monetaria.
I nostri compagni che sbagliano di orientamento libertarian, infatti, sono ancora legati al gold standard, convinti che una moneta fondata sull'oro sia più stabile, salvo che una moneta fondata sull'oro è scarsa, quindi monopolisticamente appropriabile da pochi ricchi e potenti, mentre agli altri restano poche pepite.
Piacendo loro il gold standard, piace loro ancor più il Bitcoin, che io considero una pessima moneta.
Il Bitcoin, infatti, si fonda sullo stesso principio del gold standard, ma in peggio.
Dato che il gold standard ammette comunque riserva frazionaria: vale a dire che si può emettere più moneta di quanto esista oro quale retrostante.
Al contrario, il Bitcoin è un gold standard senza riserva frazionaria, dato il numero di Bitcoin che è previsto di potere mettere in circolazione è predeterminato, e il "mining", ossia l'estrazione di nuovo Bitcoin, è estremamente costoso e dispendioso in energia (così come per trovare nuovo oro devi aprire una nuova miniera, cosa che nel mondo della moneta virtuale, ossia creata premendo un tasto del computer, è pura follia). Il Bitcoin quindi è pura follia, una moneta creata da fanatici di Rothbard che sono anche più stupidi di Rothbard (quanto alla questione monetaria).
Nell'universo della moneta virtuale (per cui il 90% della moneta in circolazione è costituita null'altro che da NUMERI DIGITALI iscritti nei conti correnti, ai quali non corrisponde effettivo circolante), la moneta è quindi, essendo appunto virtuale e immateriale, potenzialmente a sua volta INFINITA, salvo che i volumi ammessi sono predeterminati dalle politiche monetarie.
Draghi, Lagarde, BCE e banche lo sanno benissimo che la moneta è "potenzialmente infinita", dato che non vi sono nuove miniere da scoprire e basta premere un tasto del computer per crearla, come avviene ad esempio con il Quantitative Easing. Salvo che quanta moneta emettere con il QE non lo decide il mercato, ma appunto la politica monetaria. Non solo, il QE va prevalentemente in titoli di Stato, quindi poi alla fine la moneta si statalizza per questa via.
A questo punto arriva sicuro l'obiezione che la creazione di moneta infinita o potenzialmente infinita crea inflazione. Questa è una banalità, perché ad esempio il QE non ha comportato incremento di inflazione, dato che questa dipende da fattori che vanno al di là di quanta moneta vi sia in circolazione.
Non v'è inflazione, comunque, se la moneta creata va al passo con le potenzialità del mercato: ad esempio se le potenzialità del mercato sono XXX, non ha nessun senso che sia emanata moneta XX, dato che avremmo una X delle potenzialità dell'economia che non trova la propria moneta.
La moneta non è altro che l'unità di misura di un elemento contrattuale, il prezzo.
Ma siccome, per ripetere una frase che ripeto da sei anni, non esiste numerus clausus dei negozi giuridici, non esiste numerus clausus della moneta, che deve anzi accompagnare la dimensione dei negozi giuridici.
Una moneta monopolistica quale quella delle banche centrali non è in grado di svolgere tale ruolo, essendo emessa in misura puramente discrezionale dai responsabili della politica monetaria.
Il libero conio è invece l'unico modo per conseguire tale traguardo.
Per riallacciarci al discorso iniziale, siccome nell'economia dell'immateriale, ad esempio attraverso l'efficiente scambio di mail che sostituisce l'inefficiente piccione viaggiatore della coda alla posta per mandare della documentazione, le potenzialità sono cresciute espoenzialmente e a dismisura, vien da chiedersi come mai l'economia non abbia avuto un boom, ma sia rimasta sostanzialmente statica, almeno la nostra, ma non è che gli altri abbiano avuto dei boom.
La risposta sta nell'accesso alla moneta che è contingentato, dato che, se io, attraverso il mio virtuale, ossia attraverso internet, sono in grado di esprime potenzialità economiche infinite, dato che il bene è immateriale, e comunque il concetto di servizio riguarda sempre un bene immateriale, e però non ho accesso alla moneta, essendo questa contingentata e accaparrata da De Benedetti, ecco allora che le mie potenzialità economiche sono comunque azzerate, pur nel mondo del virtuale della potenzialità infinita della produzione di beni e servizi (un file è un bene, e si possono produrre infiniti file).
Quindi occorre spezzare il monopolio monetario e accedere al libero conio, in modo tale che le potenzialità (infinite) dell'economia dell'immateriale trovino riscontro a specchio nelle potenzialità (infinite) dell'emissione monetaria, ma non assegnando tale formidabile potere a un monopolista strapotente, ma affidando tale emissione al libero mercato, e quindi al libero conio.
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