di Fabio Massimo Nicosia
Si è fatta strada
l’idea che Repubblica Italiana e Unione Europea dispongano di “costituzioni
economiche” differenti, forse addirittura inconciliabili. Non si tratterebbe
cioè di un semplice caso di diversi sed
non adversi, ma di vera e propria genetica incompatibilità; ciò, fatte
salve alcune recenti, note forzature, che hanno reso quasi de facto, per irresponsabilità e faciloneria delle nostre
classi dirigenti, la prima conforme alla seconda, pur ovviamente non potendo
eliminare tutte le aporie di una simile giustapposizione, prima, e
sovrapposizione, in ultimo: con la conseguenza che la Costituzione italiana
risulta oggi, in definitiva, contraddittoria, in assenza di alcun criterio
formalmente riconosciuto di soluzione al riguardo delle antinomie, che non sia
la generale “prevalenza del diritto comunitario”. Ciò con una dottrina e una
giurisprudenza sui cosiddetti controlimiti assai deboli, e ulteriormente
indebolite dalla recezione in Costituzione dai principi del pareggio di
bilancio e del principio di rispetto degli obblighi derivanti dall’appartenenza
all’Unione Europea.