di Fabio Massimo Nicosia
L’utile universale, se vogliamo essere
coerenti con la premessa libertaria, non può essere “obbligatorio”, come dire
che chi non ne vuole usufruire deve essere posto in condizione di farlo: ad
esempio, è possibile che a un aborigeno non interessi, perché si trova
perfettamente a proprio agio con il proprio sistema di vita, e lo stesso
varrebbe per un primitivista zerzaniano.
Allora potremmo immaginare che l’utile
universale sia corrisposto su domanda,
sicché il non interessato possa non attivarsi, ma introdurremmo un costo di
transazione, che comporta un elemento ulteriore di burocrazia; e allora
potremmo immaginare che l’interessato possa rinunciare
una volta che gli sia comunicato il diritto, ma sarebbe comunque un passaggio
in più; e allora diciamo semplicemente che chiunque ne ha diritto, e ciascuno
dice quanto utilizzarlo, sicché il
non interessato possa puramente e semplicemente non utilizzare l’utile di sua
spettanza.
A questo punto emerge l’intersezione tra
utile universale e free-coinage,
perché l’utile potrebbe anche avere valore infinito, e quindi, nei fatti,
assegnare a ognuno una provvista illimitata di unità monetaria, che ognuno poi
utilizza come ritiene nel sistema del tâtonnement
monetario: di fatto siamo alla gratuità, salvo che il riferimento monetario
persiste per motivi squisitamente psicologici, ossia per il fatto che, per un
lungo periodo ancora dell’umanità –quanto lungo lo stabiliranno i processi per
arrivare alle fasi precedenti-, le persone riterranno di potere fornire dei
servizi esclusivamente in cambio di denaro; e allora necessitano di continuare
a nutrire l’illusione di ricevere effettivamente moneta, per quanto virtuale,
in cambio delle prestazioni che forniscono, sicché, a fronte di ciascuna di
esse, pretendono di contabilizzare qualcosa di numerario in cambio, anche solo
per motivi di prestigio, oltre che di potere d’acquisto, dimodoché, anche sotto
tale profilo, la reputazione nel
senso più ampio possibile risulta il capitale fondamentale, in grado di
costituire retrostante monetario, con la conseguenza i soldi dell’”utile” non
viaggiano più dall’alto in basso, ma dal basso orizzontalmente, estinguendosi progressivamente
gli stessi commons monetari, sicché
il primato della reputazione finisca con il volgere dialetticamente in gratuità, e lo stesso primitivista
può, a questo punto rimettersi in gioco nella società del virtuale, potendo
continuare a ignorare i dati numerici riconnessi allo scambio, intanto che il
rapporto di forza, che presiede alla legge della domanda e dell’offerta,
diviene rapporto e relazione tra reputazioni:
le persone godono di reputazione diversa, sicché anche in regime di coincidenza
tra il free-coinage e la gratuità, ci
sarà chi otterrà di meno e chi otterrà di più dagli altri, in misura della sua
capacità di persuasione, sicché è
verosimile che qualche unità di misura numeraria, anche ove abbandonata,
potrebbe sempre fare o rifare capolino, in funzione del livello di maturazione
raggiunto dalle persone, ma anche e, per certi versi soprattutto, dalla
tecnologia, nella misura in cui questa consentirà la presa nel mucchio della
merce.
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