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venerdì 6 gennaio 2017

Utile universale, free-coinage, gratuità, reputazione

di Fabio Massimo Nicosia

L’utile universale, se vogliamo essere coerenti con la premessa libertaria, non può essere “obbligatorio”, come dire che chi non ne vuole usufruire deve essere posto in condizione di farlo: ad esempio, è possibile che a un aborigeno non interessi, perché si trova perfettamente a proprio agio con il proprio sistema di vita, e lo stesso varrebbe per un primitivista zerzaniano.


Allora potremmo immaginare che l’utile universale sia corrisposto su domanda, sicché il non interessato possa non attivarsi, ma introdurremmo un costo di transazione, che comporta un elemento ulteriore di burocrazia; e allora potremmo immaginare che l’interessato possa rinunciare una volta che gli sia comunicato il diritto, ma sarebbe comunque un passaggio in più; e allora diciamo semplicemente che chiunque ne ha diritto, e ciascuno dice quanto utilizzarlo, sicché il non interessato possa puramente e semplicemente non utilizzare l’utile di sua spettanza.

A questo punto emerge l’intersezione tra utile universale e free-coinage, perché l’utile potrebbe anche avere valore infinito, e quindi, nei fatti, assegnare a ognuno una provvista illimitata di unità monetaria, che ognuno poi utilizza come ritiene nel sistema del tâtonnement monetario: di fatto siamo alla gratuità, salvo che il riferimento monetario persiste per motivi squisitamente psicologici, ossia per il fatto che, per un lungo periodo ancora dell’umanità –quanto lungo lo stabiliranno i processi per arrivare alle fasi precedenti-, le persone riterranno di potere fornire dei servizi esclusivamente in cambio di denaro; e allora necessitano di continuare a nutrire l’illusione di ricevere effettivamente moneta, per quanto virtuale, in cambio delle prestazioni che forniscono, sicché, a fronte di ciascuna di esse, pretendono di contabilizzare qualcosa di numerario in cambio, anche solo per motivi di prestigio, oltre che di potere d’acquisto, dimodoché, anche sotto tale profilo, la reputazione nel senso più ampio possibile risulta il capitale fondamentale, in grado di costituire retrostante monetario, con la conseguenza i soldi dell’”utile” non viaggiano più dall’alto in basso, ma dal basso orizzontalmente, estinguendosi progressivamente gli stessi commons monetari, sicché il primato della reputazione finisca con il volgere dialetticamente in gratuità, e lo stesso primitivista può, a questo punto rimettersi in gioco nella società del virtuale, potendo continuare a ignorare i dati numerici riconnessi allo scambio, intanto che il rapporto di forza, che presiede alla legge della domanda e dell’offerta, diviene rapporto e relazione tra reputazioni: le persone godono di reputazione diversa, sicché anche in regime di coincidenza tra il free-coinage e la gratuità, ci sarà chi otterrà di meno e chi otterrà di più dagli altri, in misura della sua capacità di persuasione, sicché è verosimile che qualche unità di misura numeraria, anche ove abbandonata, potrebbe sempre fare o rifare capolino, in funzione del livello di maturazione raggiunto dalle persone, ma anche e, per certi versi soprattutto, dalla tecnologia, nella misura in cui questa consentirà la presa nel mucchio della merce.

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