di Fabio Massimo Nicosia
La vicenda del
referendum “trivelle” ha introdotto un paradigma nuovo nella discussione; dopo
una fase in cui il concetto di “beni comuni” aveva goduto di una sua popolarità,
la reazione non si è fatta attendere, e i neo-anarcocapitalisti di comodo hanno
subito fornito la teorizzazione necessaria alla bisogna: il mare, il demanio,
la natura, non è res communis, ma res nullius, e quindi è “giusto” che
qualcuno se ne appropri senza pagare dazio.