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giovedì 28 aprile 2016

Sull’attuale situazione politica del “Partito Radicale”

Quando si parla di radicali, in Italia, non si sa mai quale dizione impiegare, perché le sigle si sprecano; era così bello quando si chiamava “Partito Radicale” e basta, e poi il resto erano movimenti federati, che ne condividevano in vario modo l’orientamento libertario.


Da allora moltissima acqua è passata sotto i ponti, e non sempre acqua cristallina, e stiamo parlando solo di idee. In realtà, c’è stata sovente una sovrapposizione e un intreccio di orientamenti diversi, che non ha giovato alla chiarezza e alla linearità, in assenza di una chiara sintesi, che consentisse di superare le differenze, anche di fondo, delle culture, che si sono accatastate, sovrapposte e intrecciate negli ultimi trentacinque anni, e quindi non è certo poco, dopo l’età dell’oro dei diritti civili degli anni ’70; da allora si è andati per tentativi ed errori, ma in assenza di una chiara linea direttrice, che consentisse di coordinare questi “tentativi ed errori” in una direzione sufficientemente precisa, tra liberalismi, liberismi, giuridicismi e democraticismi di varia natura.

E però veniamo a oggi; la vulgata, che si ferma alle apparenze, non prive evidentemente di riscontro empirico, vede anzitutto la manifestazione più plateale di divisione, ossia quella, da una parte, tra i pannelliani di stretta osservanza, raccolti attorno al cosiddetto “Partito Radicale Nonviolento Transpartito e Transnazionale”, impegnato in buona sostanza nella declamazione di un imprecisato “diritto alla conoscenza”, e di un ancor più sfuggente concetto di “Stato di Diritto”, o come altrimenti denominato; e, dall’altra parte, dall’unica manifestazione associativa reale, che è quella raccolta attorno a “Radicali Italiani”, che, formalmente, rappresenta un’articolazione di quel PRNTT, con tutto quel che ne consegue in termini di uggiose beghe altrettanto formali, oltre che finanziarie e patrimoniali; a parte resta l’”Associazione Luca Coscioni”, a sua volta formalmente articolazione del PRNTT, che però vive di vita autonoma e di finanziamenti autonomi, che pure periodicamente vengono rimessi in discussione.

Se questa è la manifestazione pubblica del dissenso più visibile, che ha toccato da ultimo la questione della partecipazione di una lista “radicali” a Milano e a Roma, si direbbe invece che la vera distinzione, ossia quella davvero politicamente significativa in prospettiva, sia un’altra –anche perché entrambe le componenti sembrano impegnate in una rincorsa nella direzione renziana, sia pure con alterne espressioni di sentimenti- e, molto banalmente, si tratta della distinzione che ha attraversato qualsiasi partito politico da sempre: la distinzione tra una “destra” e una “sinistra”.

E’ possibile, cioè, che se resterà ancora in piedi qualcosa di tutto ciò in prospettiva, ossia se non prevarranno i personalismi e le controversie patrimoniali, quella che appare la divisione più evidente sia ricomponibile, mentre quella più difficilmente superabile, se non attraverso uno sforzo davvero significativo, sia invece interna proprio a Radicali Italiani: l’ha dimostrato proprio la vicenda sul cosiddetto “referendum trivelle” –che pure ha visto prevalere i fautori del “Sì”-, in cui queste due anime si sono evidenziate con la maggiore rilevanza possibile: da un lato coloro i quali credono ancora, peraltro confusamente, agli slogan “liberistici” degli anni ’90, senza dar mostra di saperli superare in una sintesi superiore; e chi invece sostiene che occorre tenere conto, nella ricerca di questa sintesi, della tradizione radicale storica, che impone una collocazione del movimento alla sinistra dello schieramento politico, con ogni conseguente opzione sul piano della ricerca degli interlocutori anche oltre le forze politiche degli schieramenti ufficiali, e dei cosiddetti think tanks liberali, più o meno qualificati o credibili; e ciò, tanto più in una situazione, nella quale la sinistra oggi appare sguarnita, ovvero coperta da paleo-sinistre di scarso appeal, sicché si tratterebbe anche di una intelligente strategia di marketing; come sempre, chi vivrà, vedrà.


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