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giovedì 11 febbraio 2016

La moneta come istituto giuridico.


di Fabio Massimo Nicosia

Si può cogliere la presente occasione per introdurre il discorso, che andrà affrontato ex professo in altra occasione, dell’essenza della moneta in quanto vero e proprio istituto giuridico autonomo. Si noti, infatti, che normalmente il tema monetario viene affrontato dagli economisti in termini funzionali, ma fa difetto un’analisi giuridica in termini strutturali e, per dir così, essenziali. Si pensi che persino la voce “Moneta” dell’”Enciclopedia del Diritto” è scritta da un economista, il che mostra l’abdicazione dei giuristi al proprio dovere imprescindibile, che è quello di fornire l’inquadramento giuridico dei fenomeni, ponendo le fondamenta agli studi delle altre discipline. Senza pretesa di dare parola definitiva, riteniamo però per il momento di fornire i seguenti elementi, utili alla ricostruzione normativa istituzionale del fenomeno:


a)            L’unità monetaria è anzitutto l’unità di misurazione del prezzo contrattuale, ossia di un elemento essenziale del contratto, in quanto controprestazione, allorché l’adempimento consista nell’”obbligazione avente per oggetto una somma di denaro” (art. 1182, c. 3), ovvero di altro negozio giuridico che faccia riferimento a una somma di denaro determinata o da determinarsi; si badi che, quando gli economisti, parlano di “sistema dei prezzi”, “andamento della borsa” e simili, sembra sfugga loro che stanno parlando di un elemento essenziale di un contratto;

b)            In tali casi, la dazione della quantità di moneta prevista realizza quindi l’adempimento dell’obbligazione;

c)            La moneta si fonda sulla fiducia riposta su di un retrostante, che consente di conferire valore di mercato alla relativa unità;

d)            Il retrostante può essere di qualunque genere e specie, dall’oro alla Terra tutta, all’insieme cioè del capitale naturale (groundstandard), a un bene qualsiasi quotizzabile, o anche la semplice fiducia, dato che la moneta è anzitutto istituto fiduciario, e può assumere qualunque forma, anche virtuale, si riveli in grado di esprimere e trasmettere fiducia; in caso di moneta monopolistica, il retrostante è il potere di supremazia dello Stato o dell’autorità emittente, quindi virtuale a propria volta, come nel caso della fiat-money, dato che i depositi a sostegno hanno valore più che altro simbolico e non vincolante;

e)            La moneta è quindi titolo rappresentativo di questo retrostante, e, in linea di massima, nasce già assegnata nella direzione di un qualche destinatario, soprattutto nel caso della moneta monopolistica emessa dalle banche centrali, che discriminano nelle assegnazioni; se fondato su un paniere di merci, è titolo rappresentativo di merci; in caso di moneta monopolistica, esprime una quota di sovranità, e chi ne possiede ne è titolare;

f)             Il retrostante è un punto di riferimento per la determinazione del valore di mercato della valuta in quanto mezzo di pagamento, ma, una volta costituita, si autonomizza in quanto merce e diviene destinataria di oscillazioni di valore autonome, che prescindono dal retrostante: vale per la moneta quello che vale per i normali titoli di credito, ossia l’essere astratta rispetto alla causa; del resto, l’autonomia del valore del titolo rispetto al valore dell’asset retrostante vale anche per le azioni, tanto più in regime di robotizzazione delle quotazioni, quindi si tratta di principio già noto;

g)            Divenuta merce in sé, con proprio valore di mercato indipendente dal costituire mezzo di pagamento, la moneta consente il fenomeno del derivato meta-valutario, divenendo essa stessa retrostante rispetto al derivato, il quale a propria volta si autonomizza nel valore e diviene destinatario di quotazioni autonome, seppur collegate al retrostante monetario, a propria volta autonomo rispetto al retrostante che pure ne misura il valore, sulla base degli andamenti di mercato;


h)            Dalla natura giuridica della moneta quale metro del prezzo negoziale a fondamento fiduciario, deriva un’importante conseguenza con riferimento alla quantità di moneta desiderabilmente circolante: non esistendo il numerus clausus, né dei negozi giuridici, che possano essere stipulati, né della fiducia che possa da ciascuno manifestarsi, essendo entrambi liberi, la moneta è a propria volta libera e può essere puramente e semplicemente infinita; il livello dei prezzi verrà definito attraverso il tâtonnement, con una serie di tentativi ed errori nella ricerca dell’equilibrio tra domanda e offerta, di modo che ognuno griderà il proprio prezzo ad libitum e, attraverso una serie di correzioni e arrotondamenti, si verrà a determinare un sistema di prezzi credibili, assestandosi su quantificazioni numeriche praticabili, elidendo via via gli eventuali “zero” di troppo, sul modello della “lira pesante”; sulle modalità di funzionamento di un tâtonnement, cfr. Michio Morishima¸ La teoria economica di Walras – Una teoria pura del capitale e della moneta, Napoli, Liguori Editore, 1983 (1977), 35 ss.

3 commenti:

  1. Ottimo articolo se si pensa la moneta come variabile neutra e misura del prezzo negoziale in una ogica di teoria del valore-utilità. Ovvero in un contesto non capitalistico.
    Con l'avvento del capitalismo, la moneta cambia fisionomia e funzione. I. Diventa condizione dell'accumulazione di plus-valore grazie al suo essere moneta-credito e non più solo mezzo di scambio (senza indebitamento non c'è accumulazione). Quindi rapporto sociale di comando. II. Diventa "puro segno" ovvero perde qualsiasi retrostante di tipo naturale (oro o quant'altro). Infatti l'economia capitalista è tutto tranne che un'economia naturale. Il suo valore dipende così da un rapporto di potere.
    Queste due condizioni definiscono le modalità dello sfruttamento.

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    1. Il retrostante della moneta, in presenza del monopolista che la emette, è la forza stessa del monopolista, che decide QUANTA moneta emettere, e A CHI ASSEGNARLA non appena emessa. Il capitalista è il soggetto in grado di accedere a questa emissione e assegnazione, da qui il suo potere, reso possibile dal monopolista dell'emissione e dell'assegnazione. L'alternativa è il libero conio, sottraendo il potere al monopolista dell'emissione e dell'assegnazione...

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