di Fabio Massimo Nicosia
Ora, visto che il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, nel suo messaggio di fine anno, ha ritenuto di ripetere il logoro luogo comune, in base al quale se tutti pagassero le tasse, e le tasse per intero, si pagherebbero minori imposte (il che è clamorosamente smentito dai dati, che mostrano che a un incremento di riscossione negli ultimi anni non ha corrisposto alcuna diminuzione nel senso indicato da Mattarella); e visto che a proprio sostegno Mattarella ha invocato un documento di Confindustria, la quale evidentemente ha qualche interesse in questa direzione, dato che i suoi grandi associati dallo Stato guadagnano solo, mentre chi ne viene danneggiato sono i piccoli operatori, occorrono alcune puntualizzazioni fondamentali:
a) Almeno in Italia, la cosiddetta evasione fiscale che si intende combattere è quella dei "piccoli", se non addirittura di sopravvivenza: piccoli imprenditori, piccoli professionisti, artigiani, lavoratori in nero che arrotondano, insegnanti che danno lezioni private, etc.: ovvio che i "grossi" di problemi non ne hanno e mai ne avranno, dato che conoscono un milione di trucchi per eludere ed evadere il fisco legalmente: due esempi per tutti: Google, che ricorre alla triangolazione irlandese; Vaticano, che ricorre alla triangolazione romana;
b) Nel mondo del futuro le tasse non saranno più necessarie. Lo sosteniamo da tempo, ma abbiamo constatato con piacere che un amico brillante come Marcello Mazzilli l'ha sostenuto di recente, con argomenti simili ai nostri: con la virtualità monetaria, con la stampante perennemente accesa delle banche centrali, si può emettere tutta la moneta che si vuole, e si può far fronte alla spesa pubblica senza alcuna necessità di imposizione fiscale. Tanto più se si accederà alla nostra proposta di contabilizzazione degli immani beni demaniali, utilizzando il loro valore quale retrostante di provvista monetaria (groundstandard). A questi si aggiungano i marchi: ad esempio, a Milano, il "Teatro alla Scala" costa un botto al contribuente, quando invece un marchio simile potrebbe distribuire royalties a strafottere ai cittadini milanesi.
c) Allora, si dirà, se le tasse non sono necessarie, perché continuano a riscuoterle? Ovvio, per le ragioni suddette: siccome i grossi non le pagano, e l'imposizione è rivolta nei confronti dei piccoli, si tratta di uno strumento formidabile di controllo sociale: Guardia di Finanza, Agenzia delle Entrate ed Equitalia costituiscono un'articolazione poliziesca che ha dalla sua la legittimazione dei sacerdotes più di altre polizie, e quindi, pur scontentando gran parte dei cittadini, il loro operato è assistito da una sorta di "presunzione sacrale di legittimità" , che le pone al riparo della critica radicale (nel senso lato);
d) Infatti, dal punto di vista logico, non ha alcun senso che lo Stato o chi per lui (la Bce) stampi moneta 100, la distribuisca per li rami discendenti della nazione, e poi ne richieda indietro 50, incomprensibile partita di giro: ne richiede 50 perché questa richiesta consente l'intermediazione burocratica e poliziesca dei sullodati, con conseguente, come detto, formidabile occasione e pretesto di controllo sociale;
e) Tutto ciò detto sul piano pratico, è necessario però concludere mostrando l'incompatibilità libertaria dell'imposizione fiscale sul piano logico-filosofico: lo Stato pretende da noi obbedienza, noi gliela concediamo, e per sovrammercato pretende che noi paghiamo in cambio della nostra sottomissione; evidentemente c'è qualcosa che non funziona in questo ragionamento, che si rivela un paralogismo: non devo essere io a pagare per essere governato da te, sei tu che devi pagare me per comprare il consenso che ti concedo per governarmi, altrimenti di che razza di "contratto sociale" stiamo parlando?
In un contratto, in uno scambio, entrambe le parti devono ottenere e guadagnare qualcosa: invece noi ci perdiamo e rimettiamo due volte (siamo oggetto di coercizione e in più paghiamo per essere coartati), mentre chi governa ci guadagna due volte (coarta ed è pagato per coartare): allora, in attesa che cessi l'operatività del principio Etienne de la Boetie, e dato che per l'intanto prestiamo consenso al potere, che almeno ci regalassero una rendita di esistenza senza tanto rompere le scatole;
f) Naturalmente, se si conoscesse la tradizione anarco-libertaria americana dall'800 a oggi, ma anche Proudhon, il quale individuò per primo il nesso tra emissione monetaria e imposizione fiscale, tutto questo sarebbe molto, molto più chiaro...
Due osservazioni: 1) La principale funzione dell'imposizione fiscale forse è (o dovrebbe essere, o potrebbe essere) quella della redistribuzione della ricchezza. C'è un limite all'aumento della liquidità, oltre il quale si genera solo inflazione. Perciò, la redistribuzione deve passare dalla reale sottrazione di ricchezza da alcuni e la distribuzione ad altri. 2) Non è che i cittadini concedono ai governanti il privilegio di governare, bensì i governanti si rendono disponibili per svolgere (dietro retribuzione) quella funzione nell'interesse dei cittadini. Per fare un paragone, i governanti sono come gli amministratori di un condominio. Ha senso dire che l'amministratore del condominio dovrebbe retribuire i condomini che gli permettono di fare l'amministratore?
RispondiEliminaL'amministratore di condominio, si presume, non si impone ai condomini, non esercita prelievo fiscale sui condomini, non produce leggi stabilendo che i condomini non possono fare quello che pare loro a casa loro, non produce monopoli in capo a qualche condomino, non incarcera i condomini, non decide che cosa sia giusto e ingiusto fare, devo continuare?
RispondiEliminaMi sembra che scriviate cazzate, ma le mettete nero su bianco con convinzione ed io rispetto questo. Per il resto mi sembrano deboli aul piano culturale, cioè studiate un pò.
RispondiEliminaMi sembra che scriviate cazzate, ma le mettete nero su bianco con convinzione ed io rispetto questo. Per il resto mi sembrano deboli aul piano culturale, cioè studiate un pò.
RispondiEliminaInnanzitutto, chiedo scusa a Za dosdki per il mio basso livello di scolarizzazione e la mia scarsa cultura. Poi, faccio presente a Radicali Anarchici che un amministratore di condominio in effetti fa proprio tutte quelle cose lì! Si impone ai condomini in forza delle delibere assembleari prese a maggioranza e secondo la legge; riscuote anche coattivamente le rate condominiali stabilite dall'assemblea dei condomini; vigila sul rispetto del Regolamento di condominio e delle delibere assembleari. Il parallelismo è perfetto: Assemblea col potere deliberativo e Amministratore con potere esecutivo. Se, in assemblea, ai condomini si sostituiscono i loro delegati (cosa che è possibile fare, cioè delegare) il parallelismo è perfettissimo!
RispondiEliminaHai capito tutto. Infatti le tasse le decidono i cittadini, i reati li decidono i cittadini, le rate condominiali sono inventate di sana pianta e non corrispondono a costi precisi, l'amministratore impone l'iva sugli acquisti sui condomini... Hai proprio capito tutto.
RispondiEliminaForse non ho capito tutto, ma certo non mi sembra che tu che scrivi abbia delle idee più chiare delle mie! Va bene che devi fare l'anarchico, ma non credo che tu stia interpretando al meglio il tuo ruolo! Fingi di ignorare (o peggio, ignori davvero) il fatto che in un sistema a suffragio universale il potere dei governanti è esercitato in forza di delega elettorale! I cittadini non decidono un bel niente, salvo eleggere i propri delegati! Dopodiché, chi è colpa del suo mal pianga se stesso! Caro il mio saccente interlocutore! E se ne ricordi in cabina elettorale, se ce lo manderanno ancora!
RispondiEliminaDimenticavo di dire che l'amministratore di condominio, tra l'altro, non indebita il condominio per valori infinitamente superiori al valore del condominio. Rifletti di più su quello che dici, che è totalmente insensato: vedi il mondo alla rovescia.
RispondiEliminava bene, rifletterò... Forse qualche differenza c'è fra l'organizzazione di uno Stato e quella di un condominio... Un condominio non batte moneta... Quello succede in alcuni villaggi turistici... Ecco: il paragone coi villaggi turistici è più calzante... I direttori dei villaggi turistici dovrebbero pagare il loro clienti che gli permettono di fare i ducetti all'interno delle strutture... Non sono io che vedo il mondo alla rovescia, è il mondo che va alla rovescia!
RispondiEliminaSe tu vedi i sudditi come clienti, vuol dire che la propaganda delle ferrovie dello stato, comunque ora si chiamino, ha funzionato.
RispondiEliminaI cittadini, in Italia, non sono sudditi, anche se si comportano come se lo fossero... Ma questo è un altro discorso... Ed è per questo che, pur essendo italiano di nascita, non mi considero un italiano...
RispondiEliminaLo Stato è sovrano, i cittadini sono sudditi per definizione: pagano tasse coercitivamente riscosse, vengono sanzionati coercitivamente, vengono processati coercitivamente, vengono arrestati coercitivamente. Dopo di che ti diciamo quanto diciamo in un altro intervento, e anche qui, però. E cioè che lo Stato è talmente ricco di risorse, che potrebbe trasformare i cittadini da sudditi in ricchi azionisti e destinatari di royalties. E' venuto il momento di scegliere.
RispondiEliminaQuest'ultima affermazione mi risolve dei dubbi in materia. Mi rimane però' una perplessità' sul fatto, in cui in fondo ho sempre creduto, che le tasse servano per avere servizi. Diciamo che in diverse forme l'uomo ha lavorato un po' per se' è un po' per la collettività'. Senza tasse come si affronta questa cosa ? Mi viene in mente la mita , la leva civile degli Inca, che, in assenza di denaro affrontavano così' la questione , però' rimane in fondo una forma di tassazione .
RispondiEliminaSi lavora comunque perché le persone hanno l'esigenza di esprimersi, senza tasse e con l'utile universale ognuno ha le basi per intraprendere, e lo farà perché tutti hanno desiderio di fare qualcosa per farsi valere.
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