di Fabio Massimo Nicosia
La vicenda greca suggerisce alcune riflessioni. La prima è
che le istituzioni europee e la Troika trattano la Grecia come una holding
tratta una sua controllata, e valuta se dismetterla o riposizionarla,
ridimensionata, in qualche modo sul mercato.
Succede tuttavia che la Grecia è titolare di assets non rimuovibili, i beni demaniali
e immobiliari anzitutto, sicché la sua liquidazione trova ostacoli superabili
solo trasferendo la titolarità di quei beni, ovvero il loro impegno in garanzia
dei supposti crediti, in una nuova forma di “schiavitù per debiti”, sicché il
popolo greco si vede sottratti –questa è l’intenzione- quei beni formidabili di
cui è titolare.
Lungi da noi fare l’apologia di alcun “sovranismo”.
Qui la questione è diversa, assistiamo cioè a uno scontro tra, da una parte, l’idiocrazia, ossia il dominio dei grandi “privati” che presiedono al mondo finanziario e monetario, oltre che a molto del resto, e, dall’altra parte, il territorio sul quale il popolo vive nella sua concretezza materiale.
Qui la questione è diversa, assistiamo cioè a uno scontro tra, da una parte, l’idiocrazia, ossia il dominio dei grandi “privati” che presiedono al mondo finanziario e monetario, oltre che a molto del resto, e, dall’altra parte, il territorio sul quale il popolo vive nella sua concretezza materiale.