19 marzo 2007.
E’ istituita la Chiesa Nikeista, fondatore Fabio Massimo Nicosia, cittadino italiano, via Custodi 3, Milano, c/c IT34F0558401621000000017721, che diviene sede della Chiesa e luogo di culto individuale ai sensi dell’art. 8 della Costituzione della Repubblica Italiana, nonché del diritto individuale previsto anzitutto dall’art. 18 della Dichiarazione universale dei diritti umani dell’Onu.
La Chiesa Nikeista si ispira ai seguenti principi.
L’universo costituisce un tutto armonico e conflittuale al
proprio interno, dando vita a esiti inintenzionali da parte di ciascun elemento
costitutivo. Per convenzione, si può definire questo universo policentrico e
contraddittorio Dio, e ognuno di noi ne è parte, dando vita a proprie
interazioni. Queste interazioni possono essere più fluide o più condizionate da
attriti. In tal caso, le interazioni danno vita a istituzioni, raggrumate
attorno al libero flusso delle molecole, di beni del mondo, e animali, vegetali, cose comprese.E’ istituita la Chiesa Nikeista, fondatore Fabio Massimo Nicosia, cittadino italiano, via Custodi 3, Milano, c/c IT34F0558401621000000017721, che diviene sede della Chiesa e luogo di culto individuale ai sensi dell’art. 8 della Costituzione della Repubblica Italiana, nonché del diritto individuale previsto anzitutto dall’art. 18 della Dichiarazione universale dei diritti umani dell’Onu.
La Chiesa Nikeista si ispira ai seguenti principi.
Dato il quadro, non è consentito ricavare regole precise di
condotta, che non siano il frutto di valutazioni sull’interiore benessere di
ciascun singolo individuo, Certe condotte vengono punite dal mercato, e come
tali scoraggiate. Non perché siano ingiuste (per Dio nulla è ingiusto, Dio fa
le guerre e i terremoti), ma perché non convenienti.
Un buon concetto di riferimento che emerge è quindi quello
della reciprocità, fai all’altro quello che egli vuole sia fatto a lui, ma non
fare quello che egli non vuole gli sia fatto, sempre che l'altro faccia altrettanto.
Se questa è un’etica, vale anzitutto per l’ambito sessuale, quella più legata all’intimo del corpo umano, conscio e inconscio, e quindi forse quella fondamentale, ma anche per ogni altro tipo di relazione umana.
Se questa è un’etica, vale anzitutto per l’ambito sessuale, quella più legata all’intimo del corpo umano, conscio e inconscio, e quindi forse quella fondamentale, ma anche per ogni altro tipo di relazione umana.
Ognuno valuta quanto sia per lui importante la sessualità, e
agisce di conseguenza nell’ambito delle indicazioni sopra riportate.
Dal punto di vista interiore, il nikeismo mira al trionfo
dell’appagamento, attraverso lo sviluppo di tutte le potenzialità di contatto
che il mercato consente, camminando per la pubblica via, ma certo non
tralasciando la meditazione e financo lo stato di estasi, nel quale percepire
la magia del tutto dentro di sé. Tale stato di estasi si definisce danhi,
momento di completamento e integrazione dello spirito con il corpo.
In stato di dahni, l’individuo sente il tutto e coglie le
interconnessioni e il senso delle coincidenze, individuando i vari livelli
occulti, da quelli comprensibili e riconducibili agli arcana imperii a quelli
inattingibili, se non giungendo a un superiore grado di coscienza e
consapevolezza.
Il nikeismo favorisce la tecnica, la tecnologia, la
professione, le arti, in particolare la musica, come strumenti di soddisfazione
dei bisogni fondamentali dell’individuo, non escludendo il ricorso ad adeguate
sostanze di supporto, i cui effetti siano stati studiati e controllati, per non
incorrere in disavventure.
Dal punto di vista politico, il nikeismo propugna il
deperimento di ogni istituzione coercitiva, che limiti il libero fluire delle
interazioni, e anzitutto del presuntuoso rivendicatore monopolistico della
forza che si autodenomina Stato, quale che sia la sua estensione. Il nikeismo
saluta come una conquista dell’umanità l’art. 20, c. 2, della Dichiarazione
universale dei diritti umani, secondo il quale “nessuno può essere costretto a
far parte di un’associazione”, primo passo per il superamento di quel vecchio
arnese che è ormai lo Stato-istituzione.
Dal punto di vista economico, il nikeismo, in conformità ai
propri principi ispiratori, propugna il mercato decentrato ed egualitario, con
accesso di ognuno alle risorse naturali, contro ogni cosiddetto capitalismo
parassitario e colluso con lo Stato.
In tale mercato, sono consentite tutte le condotte ispirate
al principio di reciprocità come sopra descritte, e non possono essere impedite
attività che non comportino impedimento di attività altrui.
Per quanto immerso nell’universo e in Dio, infatti, il
nikeismo non avrebbe ragion d’essere, se accettasse lo stato di cose presente
così com’è. Si propone infatti come motore di mutamento, incidendo quindi su
quell’universo e su quel Dio, le cui stesse norme, come diceva Kelsen, devono
essere autorizzate da autorità ulteriore rispetto a lui: nel nostro caso, da
parte di ogni sua componente, e ognuno di noi lo è.
La religione nikeista ha i suoi rituali e i suoi slogan. Il
primo rituale è camminare come un selvaggio, scandendo lo slogan “non una
parola di più”. Questo perché mission della religione è di individuare termini
essenziali e specifici, in grado di evidenziare il focal point, verità
oggettiva delle cose, alla luce delle conoscenze a disposizione.
Ciò consente di esprimere il successo, al contempo ribadendo
ritmicamente l’obiettivo primo. Obiettivo secondo è la poesia ermetico-logica.
Una frase di una riga, in grado di esprimere una pluralità infinita di concetti
in poche parole. Si faccia l’esempio: “analizzate questa parola: questua”. Abbiamo
qui l’evocazione di un concetto filosofico, l’analisi, un gioco logico,
l’autoreferenzialità, insito nella parola “questa”, che è la prima che ci è
venuta in mente. Poi abbiamo espresso il passaggio logico sottinteso: passare
da “questa” a “questua”, con un gioco di parole.
Si apre così una discussione per verificare quanti abbiano
colto il passaggio logico sottinteso, dimostrando di aver compreso in una volta
sola tutti e tre gli elementi del gioco.
Senonché “questua” è una parola molto importante, perché
esprime l’esercizio libero della povertà nel mercato, e sollecita discussione
sui modi dell’abolizione della miseria.
La religione nikeista è grandemente interessata a questa
ulteriore discussione.
Il terzo tema prediletto è la musica. Si tratta probabilmente
dell’arte migliore, che coniuga la matematica con il colore. La musica totale è
quella che prosegue mai identica all’infinito. MAI identica.
Lo stesso vale per la pittura, e quindi parleremmo piuttosto
di cinema.
Nella prosa si tratta della pura narrazione di fatti.
Ogni parola ha (almeno, e molto almeno) due significati, per
cui dire quella è sufficiente a comunicare tutto quello che c’è da comunicare,
anche senza dare giudizi di valore.
Il teatro è brutto perché gli attori recitano male. Per recitare
bene dovrebbero recitare la propria parte, ma nessuno recita la propria parte
sotto i riflettori. Si tratta quindi di comprendere quale sia lo strumento migliore
di comunicazione.
15 aprile 2015
Fabio Massimo Nicosia
Nessun commento:
Posta un commento