di Fabio Massimo Nicosia
Tempo fa, un deputato grillino, intervenendo in un talk-show
televisivo, ha pronunciato la seguente, strabiliante dichiarazione: “Noi siamo
onesti, e quando uno è onesto rimane tale sia che stia all'opposizione, sia che stia
al governo”.
A quale cultura politica appartiene una siffatta
proposizione? Non certo alla cultura liberale. Secondo questa cultura, infatti
(pensiamo a Popper), non è sulla virtù dei governanti che si può fare
affidamento (tempo sprecato), ma su idonei meccanismi istituzionali, atti a limitare il pubblico
potere.
Che l’”onesto”, una volta al potere, rimanga tale (sempre
che sia chiaro che cosa significhi per un politico essere onesto, e se sia
sempre utile che lo sia, perché interessa poco il conto corrente di Robespierre, ad esempio), è solo una pia illusione della propaganda anti-casta,
sol che si considerino le riflessioni di un James Buchanan e della public choice, che postula l’auto-interesse del
governante, non meno che di qualunque altro cittadino, e considera il "conflitto di interessi" consustanziale all'uomo di potere.
Posto un tale “populismo dell’onestà”, che pone il M5S al di fuori della cultura liberale, non resta che analizzare sommariamente le specifiche posizioni assunte dal Movimento nei vari settori, per verificare se, ciò detto, si tratti di un partito di “destra” o di “sinistra”, o se non si tratti piuttosto, come sospettiamo, di una posizione sincretistica di elementi di destra e di sinistra, tenuta insieme principalmente dal collante della demagogia a basso costo.
Posto un tale “populismo dell’onestà”, che pone il M5S al di fuori della cultura liberale, non resta che analizzare sommariamente le specifiche posizioni assunte dal Movimento nei vari settori, per verificare se, ciò detto, si tratti di un partito di “destra” o di “sinistra”, o se non si tratti piuttosto, come sospettiamo, di una posizione sincretistica di elementi di destra e di sinistra, tenuta insieme principalmente dal collante della demagogia a basso costo.
Innanzitutto una considerazione sulle classi sociali di
riferimento. In questo campo, il M5S sembra impegnato in una concorrenza sul
terreno della Lega di Matteo Salvini, data la continua evocazione delle “piccole
e medie imprese”, pur non mancando appelli ai “lavoratori”, come fu nell'opposizione all’abolizione
dell’art. 18. Comune è anche l’attacco ai grandi gruppi finanziari e bancari -manca però totalmente una critica lucida al meccanismo della moneta monopolistica-,
con la spezia aggiuntiva, nel Movimento 5 Stelle, di una notevole dose di “complottismo” (Bilderberg, etc.).
Ora, non è che i complotti non esistano, solo che, data la fallibilità umana: a) non sempre i complotti riescono; b) esistono molti complotti in concorrenza tra di loro; c) i loro effetti sono in ogni caso incontrollabili e inintenzionali; d) in conclusione, ciò che vediamo intorno a noi, non è mai il frutto coerente di un unico complotto, ma l'esito risultante, non ricercato e non voluto come tale, di una pluralità anche infinita di congiure, piccole e grandi.
Poi i prodotti dei complotti non cadono nel vuoto, ma incontrano una società, alla quale spetta di dimostrare capacità di resistenza; e se non la dimostra, non è sempre colpa del complotto, ma dell'inerzia e dell'acquiescenza popolare
Suscita poi particolare ironia, ad esempio nel mitico “mondo del web”, la propensione della base grillina e di alcuni deputati a credere nei complotti relativi alle scie chimiche, alla censura sull’esistenza delle sirene, e altre amenità. Ma crediamo che Grillo e Casaleggio, sul piano personale, siano immuni da tali stupidaggini, o almeno lo vogliamo sperare.
Qualcosa va detto sul libro di recente uscito di Casaleggio. Non mancano gli spunti interessanti, soprattutto nella valorizzazione della democrazia diretta attraverso la rete, elemento teoricamente costitutivo della dottrina 5 Stelle. Tuttavia non mancano nemmeno quelli inquietanti, nel momento in cui Casaleggio non mostra di fare una chiara scelta di campo tra utilizzo libertario della rete e utilizzo totalitario, che sono i due corni del dilemma che ci troviamo di fronte.
Ecco che allora si individua quella commistione destra-sinistra, che a volte ha il sapore del fascismo tecnologico, come dimostra anche la faciloneria con cui il Movimento espelle i dissidenti, facendo appello a pretesti, tanto demagogici, quanto poco credibili: rendiconti, riferiti poi al fatto che i suoi deputati, a quanto risulta, riscuotono molto di più di quello che vogliono far credere.
Se vogliamo continuare in questo gioco del destra/sinistra, possiamo dire che di “sinistra” appare la posizione del Movimento in materia di diritti civili. I deputati grillini si sono battuti per il divorzio breve e immediato e hanno partecipato alla presentazione della proposta di legge (pessima, peraltro) di legalizzazione della cannabis. Non paiono però particolarmente sensibili alle questioni del fine vita e dell'eutanasia, e comunque, anche quando prendono buona posizione, raramente si “battono” come su altri terreni.
Ora, non è che i complotti non esistano, solo che, data la fallibilità umana: a) non sempre i complotti riescono; b) esistono molti complotti in concorrenza tra di loro; c) i loro effetti sono in ogni caso incontrollabili e inintenzionali; d) in conclusione, ciò che vediamo intorno a noi, non è mai il frutto coerente di un unico complotto, ma l'esito risultante, non ricercato e non voluto come tale, di una pluralità anche infinita di congiure, piccole e grandi.
Poi i prodotti dei complotti non cadono nel vuoto, ma incontrano una società, alla quale spetta di dimostrare capacità di resistenza; e se non la dimostra, non è sempre colpa del complotto, ma dell'inerzia e dell'acquiescenza popolare
Suscita poi particolare ironia, ad esempio nel mitico “mondo del web”, la propensione della base grillina e di alcuni deputati a credere nei complotti relativi alle scie chimiche, alla censura sull’esistenza delle sirene, e altre amenità. Ma crediamo che Grillo e Casaleggio, sul piano personale, siano immuni da tali stupidaggini, o almeno lo vogliamo sperare.
Qualcosa va detto sul libro di recente uscito di Casaleggio. Non mancano gli spunti interessanti, soprattutto nella valorizzazione della democrazia diretta attraverso la rete, elemento teoricamente costitutivo della dottrina 5 Stelle. Tuttavia non mancano nemmeno quelli inquietanti, nel momento in cui Casaleggio non mostra di fare una chiara scelta di campo tra utilizzo libertario della rete e utilizzo totalitario, che sono i due corni del dilemma che ci troviamo di fronte.
Ecco che allora si individua quella commistione destra-sinistra, che a volte ha il sapore del fascismo tecnologico, come dimostra anche la faciloneria con cui il Movimento espelle i dissidenti, facendo appello a pretesti, tanto demagogici, quanto poco credibili: rendiconti, riferiti poi al fatto che i suoi deputati, a quanto risulta, riscuotono molto di più di quello che vogliono far credere.
Se vogliamo continuare in questo gioco del destra/sinistra, possiamo dire che di “sinistra” appare la posizione del Movimento in materia di diritti civili. I deputati grillini si sono battuti per il divorzio breve e immediato e hanno partecipato alla presentazione della proposta di legge (pessima, peraltro) di legalizzazione della cannabis. Non paiono però particolarmente sensibili alle questioni del fine vita e dell'eutanasia, e comunque, anche quando prendono buona posizione, raramente si “battono” come su altri terreni.
Altrettanto di “sinistra” appare la posizione in materia di
ecologia, di lotta agli inceneritori, alle trivellazioni, agli F35, e alla Tav.
Tuttavia parrebbero trattarsi più retaggi del “vecchio Grillo”, quello degli
spettacoli, che posizioni effettivamente maturate e inserite in un quadro
organico di analisi. Essere contro gli F35 va benissimo, a condizione che si
abbia una politica estera che sappia dire qualcosa di più sensato di “dialoghiamo
con l’ISIS”, anche perché, al di là di tutto, non si saprebbe con chi
dialogare, tanto più in questo momento. Nelle analisi in questo campo prevale sempre più l'effettismo che la profondità, ma questo è tipico del M5S ogni volta che deve improvvisare una posizione.
Apparentemente di “sinistra”
parrebbe la posizione sul reddito di cittadinanza. Presente in vario modo in quasi
tutta Europa, si tratta di un istituto volto a far fronte alle situazioni
crescenti di povertà, legate alla strutturale diminuzione dei posti di lavoro
della modernità, che sempre più richiederà di ripensare il rapporto tra “reddito”
e “lavoro”. Non c’è dubbio che, su questo terreno, il Movimento può creare
qualche imbarazzo al PD degli 80 euro e dei bonus vari.
Peccato che poi però in concreto quella proposta sia deprecabile, tanto è irta di elementi burocratici, polizieschi e fiscali; per cui, anche nel momento in cui il Movimento ha l'intuizione giusta, la sporca con il proprio approccio autoritario ai problemi.
Peccato che poi però in concreto quella proposta sia deprecabile, tanto è irta di elementi burocratici, polizieschi e fiscali; per cui, anche nel momento in cui il Movimento ha l'intuizione giusta, la sporca con il proprio approccio autoritario ai problemi.
A cavallo tra “sinistra” e “destra” è, teoricamente, l’organizzazione
interna del partito. Nata sul mito della “rete” (sinistra partecipativa), essa
si è venuta incagliando nelle secche di un partito bi-padronale (destra) e
intollerantissimo (forse il più intollerante) nei confronti del dissenso
interno, come si è detto, esautorando di fatto la rete dalle decisioni più significative.
D'altra parte, anche l'approccio di Grillo alla rete appare un po' datato, ormai, legato com'è al suo consunto "blog", anche se la rete continua a essere percepita come la sede dell'elaborazione di una sorta di nuovo organicismo, un cyberorganicismo, attraverso la quale individuare una conciliazione tra queste diverse pulsioni di destra e di sinistra.
D'altra parte, anche l'approccio di Grillo alla rete appare un po' datato, ormai, legato com'è al suo consunto "blog", anche se la rete continua a essere percepita come la sede dell'elaborazione di una sorta di nuovo organicismo, un cyberorganicismo, attraverso la quale individuare una conciliazione tra queste diverse pulsioni di destra e di sinistra.
Un aspetto di cui si parla poco è la posizione dei Cinque
Stelle sull’immigrazione. In realtà, se si seguono le dichiarazioni degli
esponenti, si assiste a un certo ondeggiamento e a contorsioni, da quando Grillo
disse che la polizia faceva bene a dare due schiaffettini ai marocchini –fase di
maggiore concorrenza con la Lega-. Ultimamente, sembra si sia tornati un po’
sui propri passi, su questo punto, però, non si direbbe che il Movimento abbia
una linea univoca e chiara.
Una cosa particolarmente fastidiosa del M5S è il suo
giustizialismo di stampo travagliano. Travaglio è un grande giornalista d’inchiesta,
ma si sente anche infondatamente un maitre à penser, per non dire del fatto che
quando parla di diritto fa venire voglia di mettere la mano alla fondina, dato che, in questo campo è tanto pretenzioso, quanto incompetente; e ciò a prescindere dalle sue particolari posizioni.
Ora, guardate la posizione che ha assunto il M5S nel corso
del dibattito parlamentare sulla legge delega di cosiddetta depenalizzazione
del 2014. Pur di dare addosso al governo, non andava niente bene! E una cosa
era troppo, e un’altra troppo poco, e qui si scarcerano i delinquenti, e lì si
incarcerano i poveracci… Una scena pietosa, che dimostra l’assenza totale di
chiarezza d’idee in una materia fondamentale e delicata, in cui però la
demagogia paga, ed è un terreno, quello appunto della demagogia, sul quale si
vogliono ben tenere i piedi piantati.
Ad esempio, il M5S ha contribuito non poco a bloccare l'approvazione del reato di tortura, con argomentazioni furbesche apparentemente di "sinistra", come estendere il reato di tortura ai mafiosi; quando il reato di tortura in tutto il mondo è riferito agli organi dello Stato. Ma una tipica furbizia del M5S è quella di contestare il governo contemporaneamente con argomenti di destra e di sinistra, in modo da pescare ovunque nell'elettorato.
Ad esempio, il M5S ha contribuito non poco a bloccare l'approvazione del reato di tortura, con argomentazioni furbesche apparentemente di "sinistra", come estendere il reato di tortura ai mafiosi; quando il reato di tortura in tutto il mondo è riferito agli organi dello Stato. Ma una tipica furbizia del M5S è quella di contestare il governo contemporaneamente con argomenti di destra e di sinistra, in modo da pescare ovunque nell'elettorato.
Basti dire che come il M5S sia corrivo nei confronti della
lagna gasparriana e da “Fatto quotidiano”, secondo cui il governo taglia i
fondi alla polizia, che quindi va a piedi, che non ha la benzina, etc.
Infine la madre di tutte le battaglie, il NO EURO. Ora, non
sfuggirà che, salvo frange sparute e ininfluenti di estrema sinistra, e a parte
alcuni liberisti che a nostro avviso mal leggono la lezione di von Hayek, i movimenti No euro in Europa sono tutti
sovranisti e nazionalitari, insomma, fascisti, mentre non sono No euro né Syriza,
né, a ben vedere, Podemos. Ma si sa, l’Euro è frutto di un complotto del
Bilderberg...
In realtà il discorso sull'Euro andrebbe fatto molto seriamente, evidenziando certo il ruolo della Bce; ma questo ruolo non dipende dalla cattiveria personale di Mario Draghi, ma dal fatto che egli è incaricato di gestire un'istituzione intrinsecamente illiberale, quale è il controllore monopolistico della moneta e della politica monetaria. Ma questo approccio è troppo sofisticato per le esigenze di comunicazione del Movimento, e per la sua stessa impostazione culturale, che, come è detto, non è né liberale, né libertaria.
In realtà il discorso sull'Euro andrebbe fatto molto seriamente, evidenziando certo il ruolo della Bce; ma questo ruolo non dipende dalla cattiveria personale di Mario Draghi, ma dal fatto che egli è incaricato di gestire un'istituzione intrinsecamente illiberale, quale è il controllore monopolistico della moneta e della politica monetaria. Ma questo approccio è troppo sofisticato per le esigenze di comunicazione del Movimento, e per la sua stessa impostazione culturale, che, come è detto, non è né liberale, né libertaria.
In definitiva, il M5S rivendica il suo non essere né di destra
né di sinistra, ma, in tal caso non si tratta di un movimento che mostri di sapere andare al di là delle vecchie categorie, ma di
uno che fonde piuttosto elementi dell’una e dell’altra senza una base e un
fondamento chiari.
Nessun commento:
Posta un commento