di Blast
L’ultimo volumone di Naomi Klein
e delle sue decine di collaboratori (Una rivoluzione ci salverà – Perché il
capitalismo non è sostenibile, Rizzoli, 2015) è certamente un lavoro molto
utile. E’ pieno zeppo di informazioni sull’attuale stato del Pianeta, tra
effetto serra ed emissioni CO2, sulla compromissione di molti movimenti verdi o
finto tali, sulla violazione dei diritti dei nativi americani e canadesi da
parte di compagnie petrolifere e carbonifere, e così via. Peccato che sia
ideologicamente malfondato.
Come è facile immaginare, la
Klein non fa altro che prendersela col mercato, con l’ideologia liberista,
quando ella stessa ci fornisce queste informazioni: “le compagnie dei
combustibili fossili ricevono da 775 miliardi a un trilione di dollari in
sovvenzioni annuali globali, ma non sborsano un centesimo per il privilegio di
trattare la nostra comune atmosfera come una discarica gratuita” (pag. 103). Però
si tratterebbe del “più grande disastro di mercato che il mondo abbia mai visto”
(ivi).
E ancora: “Secondo alcune stime,
l’esercito degli Stati Uniti è il più grande singolo consumatore di petrolio
del mondo: nel 2011, il dipartimento della Difesa ha scaricato nell’atmosfera,
come minimo, l’equivalente di 56,6 milioni di tonnellate di CO2, più delle
operazioni combinate dalla ExxonMobil e della Shell negli Stati Uniti” (pag.
160-161). Ancora una volta, il mercato
non c’entra nulla.
E poi: “Le grandi compagnie
petrolifere pubbliche (dalla Petrobras brasiliana alla Statoil norvegese alla
PetroChina) cercano i giacimenti di carbone ad alto rischio con la stessa
avidità delle società private… il fatto che lo Stato sia il loro azionista di
maggioranza ha un effetto fortemente corruttore…” (pag. 184).
E insomma, il volume è costellato
di affermazioni del genere, e tuttavia l’autrice continua a dare la colpa
dell’inquinamento al mercato, e invoca a rimedio l’intervento di quello Stato
che è invece il maggiore responsabile dell’inquinamento.
Con ciò non si intende certo
assolvere le grandi compagnie private sfruttatrici del suolo e dell’aria, ma
intendiamo sottolineare che, senza il supporto statuale, queste ben poco
potrebbero. Quanto al fatto che l'intervento dello Stato rappresenterebbe il rimedio
all’inquinamento, basti dire che quest’ultimo è ben sì un male pubblico, ma ad…
appropriazione individuale: quindi è sul fronte dell’iniziativa giudiziaria
civile e comunitaria (come hanno fatto i nativi canadesi, conseguendo importanti
successi) che occorre intervenire, più che non invocando lo Stato bue a dare
del cornuto all’asino…
Certo è che di fronte ai
libertari si propone l’importante sfida di meglio affinare i propri criteri di
analisi in materia di ambiente, essendo urgente sottrarsi all’egemonia
statalista in tale fondamentale questione.