di Fabio Massimo Nicosia
mercoledì 25 gennaio 2023
Per una critica di tipo diverso al "debito pubblico"
lunedì 23 gennaio 2023
La dissoluzione della cultura radicale dal "Preambolo allo statuto" del 1980 a oggi
di Fabio Massimo Nicosia
Defunto politicamente, anche se non statutariamente, il PR degli anni ’70, quello dei “diritti civili”, nasce tra il 1979 e il 1980 un altro PR dalla fisionomia molto meno precisa e tutta da costruire, fondata su diritto e giustizia, tendenzialmente nella direzione dei “diritti umani”, ossia qualcosa di alquanto diverso rispetto ai “diritti civili” della fase antecedente.
sabato 12 novembre 2022
“Socialismo sentimentale” tra libertarismo e marxismo
di Fabio Massimo Nicosia
Sono sempre stato restio, nei miei lavori, a utilizzare il termine “socialismo” per definire le mie proposte; anzi, credo di non averlo fatto mai, pur quando le proposte fossero particolarmente spinte, o pur quando citavo autori del mondo socialista, in particolare pre-marxiano o anarchico; e non l’ho fatto, sia perché considero il termine poco tecnico, sia perché per molti esso è evocativo di scenari illiberali, e non era mia intenzione aprire un fronte di polemica lessicale con questo tipo di lettori.
mercoledì 29 giugno 2022
Banda della Magliana, stato di natura hobbeseano, idiocrazia
di Fabio Massimo Nicosia
Per Sorel in Marx emerge una figura di capitalista guerriero, conquistatore insaziabile -modello, gli Stati Uniti più che la vecchia Inghilterra-, ma è esattamente questa indomabilità del “capitano di industria” a consentire di essere fronteggiata da un proletariato virile, e non ammosciato dai riformisti e dai democratici, oltre che dai preti di ogni colore, in quello che Sorel definisce un “ideale di mediocrità conservatrice”, il quale conduce uno acto alla “rovina simultanea dello spirito capitalistico e dello spirito rivoluzionario”, e qui sembra di vedere echeggiato il migliore Gobetti, giacché qui non vediamo all’opera solo un fiacco “riformismo socialista”, ma altresì un non meno svirilizzato timore della borghesia, la quale viene quindi indotta a delle rinunce di potere fondate esclusivamente sulla paura, e sulla sollecitazione dei politici e dei sindacalisti a “cedere” alla più banali rivendicazioni operaie, di tal che il deputato riformista e il sindacalista possano pascere nella loro mediocre carriera di parassita. Marx, sottolinea Sorel, “supponeva che la borghesia non avesse bisogno di essere eccitata all’esercizio della propria forza”, ma non aveva fatto i conti con il fatto che la borghesia di fine ottocento e primo novecento, al contrario, avrebbe favorito per miopia l’approvazione di tutta una legislazione -ecco la sottovalutazione della politica da parte di Marx- che cerca di attenuare esattamente l’esercizio della forza da parte propria, sempre per timore e paura di qualcosa, in modo tale da minare la previsione marxiana che la rivoluzione sarebbe giunta a colpire al cuore il capitalismo mentre questo fosse ancora pienamente vitale.
Lo statuto del bene economico potenzialmente infinito nell'epoca della riproducibiltà tecnica dell'opera d'arte (e altre supercazzole)
di Fabio Massimo Nicosia
Così come nell’astratta concorrenza perfetta il profitto è pari a zero, nella fase suprema della concorrenza monetaria, non solo è zero il signoraggio, ma è la stessa moneta come concetto separato a estinguersi, dato che, con la digitalizzazione, nemmeno v’è ragione che sussista un “concetto monetario” separato da qualsiasi tipo di merce, servizio e bene in generale, ognuno potendo svolgere pari funzione, superandosi così concettualmente la distinzione stessa tra baratto e scambio monetario. Un passaggio intermedio in tale percorso può essere rappresentato dall’uso monetario dei “dati personali”, i quali rappresentano “libero conio” nel senso però anche di moneta infinitamente riproducibile, tant’è che non determinano rivalità nel consumo e nel possesso, e quindi più multinazionali o Stati possono detenere i tuoi “dati”, aventi valore economico, quindi siamo di fronte a un’ipotesi di “moneta condivisa” in quanto common immateriale e virtuale, attraverso la quale pagare alcuni servizi, ad esempio usufruire di Google o Facebook “senza (apparentemente) pagare”; d’altra parte, tu puoi usare a tua volta i tuoi dati per pagare un servizio infinite volte sempre con gli stessi dati, o dati che si rinnovano di continuo attraverso la navigazione: si noti che i dati sono forse l’unica moneta che nasce senza signoraggio incorporato, per quanto poi, nell’attuale sistema del capitalismo della sorveglianza, essi vengono appropriati dal capitalista, e quindi viene loro assegnato un valore di signoraggio, non da te che li hai “emessi”, ma dal capitalista -o dal sistema dello Stato-, il quale se ne appropria.
mercoledì 25 maggio 2022
Concorrenza perfetta, caccia alle lepri e valore-fatica risparmiata
di Fabio Massimo Nicosia
L’ideale di concorrenza perfetta, secondo Walras, consiste nella figura dell’imprenditore senza profitti e senza perdite, e quindi siamo di fronte a un ideale egualitario e “socialista”, salvo che qui l’errore non è di “scienza economica”, ma antropologico e sociologico, per la banale ragione che gli uomini sono diversi, e si differenzierebbero pure a perfetta parità di reddito, e quindi nemmeno la concorrenza perfetta invererebbe un ideale davvero “egualitario”, dato che le gerarchie sociali si riformerebbero per altre vie che non quella del reddito, ad esempio nella reputazione quanto a attitudine alla leadership naturale, intelligenza, cultura, coraggio, senso dell’onore e capacità di farsi rispettare, forza fisica, bellezza, seduzione erotica o fascinazione personale, e ogni altro profilo antropologico e sociologico si possa immaginare nella varietà delle conformazioni umane, che solo a volte ha a che fare con la dimensione del portafoglio;
lunedì 23 maggio 2022
Il modello idealtipico puro dello Stato fascista e l’ipotesi della sua estinzione su base economica
di Fabio Massimo Nicosia
Il Fascismo ha dovuto affrontare il problema di Otto Neurath, ossia ristrutturare la nave nel corso della navigazione in mare aperto, vale a dire darsi una teoria compiuta in corso d’opera, non sussistendo una dottrina fascista perfettamente definita vera e propria, che fosse davvero tale alle origini del movimento, anche per le esplicite proclamazioni di pragmatismo non ideologico di Mussolini (il che mi fa pensare all’analogo atteggiamento sempre mantenuto da Marco Pannella); questa è probabilmente la distinzione più netta tra marxismo e fascismo, dato che il marxismo, con Marx, Engels e tutti i seguaci di ogni sfumatura, pretesero di dare una sistematizzazione al pensiero “socialista”, che fino ad allora era stato pluralista, mentre per altri versi avvicina ciò il fascismo all’anarchismo, in quanto neanche questo possiede un “sistematizzatore” riconosciuto, ma una pluralità di voci anche dissonanti tra loro, per quanto attorno a un nucleo fondamentale, consistente nella contestazione dei fondamenti di legittimità dello Stato.